Documenti Isola di Ustica
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Cento e più parole per raccontare Ustica è il titolo dell’incontro e della mostra che si terranno a Ustica martedì 28 luglio alle 22.00 presso la sede del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica in via Refugio.
Il progetto riguarda la collaborazione instaurata tra il Corso di Laurea Magistrale in Design e Cultura del Territorio e il Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, sviluppatasi all’interno del Laboratorio di Visual e Graphic Design + Grafica interattiva per il Web (corso integrato) nel corso dei due ultimi anni accademici e che ha coinvolto gli studenti della laurea magistrale, impegnati a lavorare sui diversi aspetti che compongono il microcosmo Ustica.
Il nuovo Corso di Laurea Magistrale, inaugurato nel 2018, ha impresso nel nome la sua finalità che è quella di intervenire sul territorio ricco di diversi e stratificati patrimoni (storico, archeologico, culturale, naturalistico, enogastronomico,…) con gli strumenti del design, che è anch’essa una disciplina giovane ma consolidata, al fine di valorizzarlo, innovarlo, fruirlo, nel rispetto del passato e nella convinta costruzione di scenari futuri, sostenibili per luoghi, ambiente, esseri viventi, oggetti. E i progetti sviluppati all’interno del Laboratorio di Visual e Graphic Design + Grafica interattiva per il Web, hanno riguardato alcuni dei tanti aspetti peculiari dell’isola, di maggiore o minore rilievo, al fine di conoscerli e tradurli in un sistema grafico, adoperando gli strumenti della disciplina progettuale per sviluppare artefatti di identità visiva, di grafica editoriale, di infografica, di grafica interattiva. Questi insieme vanno a comporre una sorta di archivio digitale che, come un grande contenitore diviso per temi e macro-aree, conterrà parole ed elenchi di parole, ognuna delle quali racconterà dell’isola una storia, un personaggio, un oggetto, un aspetto del suo passato,... Un archivio digitale composto da frammenti significativi della storia ricca e composita di Ustica che potrà essere implementato nel tempo da ulteriori ricerche e studi esattamente nello spirito che ha sempre guidato il Centro Studi, impegnato nella conoscenza e nella divulgazione dei tanti patrimoni di cui l’isola è custode.
Il progetto Cento e più parole per raccontare Ustica vuole fare conoscere all’esterno ma anche ai suoi cittadini la ricchezza del patrimonio umano, naturale, storico, paesaggistico, in un modo meno convenzionale e realmente partecipativo come quello messo in atto da un insolito e interattivo archivio digitale.
All’incontro parteciperanno: Nicola Longo, Presidente Centro Studi; Vito Ailara, Presidente onorario Centro Studi; Maria Grazia Barraco, Consiglio Direttivo Centro Studi; V.M. Viviana Trapani, Coordinatore Corso di Laurea magistrale in Design e Cultura del Territorio; Cinzia Ferrara, Docente Laboratorio di graphic e visual design, Cdlm in Design e Cultura del Territorio, gli studenti della Laurea Magistrale in Design e Cultura del Territorio.
Alla mostra saranno esposti i progetti realizzati nel corso dei due Laboratori dagli studenti della Laurea Magistrale in Design e Cultura del Territorio.
L’incontro e la mostra sono curati e organizzati dal Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica e dal Cdlm in Design e Cultura del Territorio, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Palermo.
Il confino politico a Ustica nel 1926-27 "Immotus nec iners"
Tra i confinati comuni inviati sull’isola sin dalla sua colonizzazione del 1763 erano sempre stati presenti i “politici”: i nemici dei re e i contestatori degli aumenti delle tasse del periodo borbonico, i patrioti del Risorgimento, i renitenti alla leva del nuovo stato unitario, gli anarchici di fine Ottocento, gli oppositori delle guerre coloniali, i deportati libici.
Fino al 1926 i politici, rispetto ai coatti comuni, costituivano una minoranza ma con l’approvazione delle leggi “fascistissime” emanate quell’anno la loro presenza diventerà più consistente sino a soppiantare quella dei confinati comuni. Ne transiteranno circa 600, facendone una «selva di campanili».
Il tentativo di emarginazione e di “espulsione” dalla società attiva voluto dal regime attraverso il confino finì però per essere occasione di incontro, discussione e confronto fra i politici di ogni ideologia ed estrazione sociale, una vera e propria convention dell’opposizione. Il confino fu, infatti, una fondamentale esperienza costruttiva. La convivenza forzata fra persone di cultura, di idee politiche, di classe, di religione diverse, che forse non si sarebbero mai neppure incontrate, finirà, infatti, con il porre le basi della grande alleanza antifascista che, iniziata nelle carceri e nei luoghi di relegazione del regime, contribuì alla crescita dello spirito democratico nel Paese: un vero e proprio laboratorio di formazione politica e civica.
Tra lo stupore degli isolani e l’insicurezza degli agenti di polizia Gramsci e Bordiga, arrivati nei primi del dicembre 1926, impiantano una scuola e poi i confinati politici organizzano la vita sociale: biblioteca pubblica, mense, spacci, attività sportive (calcio, bocce, water-polo), assistenza nella prima sistemazione e altro.
Questo modello di vita confinaria originale e straordinario è un vero controsenso che testimonia quanto il regime abbia sottovalutato le conseguenze della scelta del confino politico: un vero e proprio boomerang, in quanto luogo di aggregazione e di formazione delle coscienze dell’antifascismo. Allorquando, tardivamente, il regime ne prenderà coscienza, inventerà l’esistenza di un complotto a fini eversivi con la complicità di stati stranieri per smantellare la colonia usticese trasferendo i confinati a Ponza e a Lipari, dove alcune di queste iniziative vennero riproposte, anche se queste subiranno eccessi di limitazione e di controllo poliziesco.
Il rapporto della popolazione locale con i confinati politici è eccellente: alcuni Usticesi ospitano i politici nelle loro case e ne subiscono l’influenza. I giovani sono affascinati dalle intelligenze e le ragazze incontrano amori non contestati dai familiari.
Questa mostra si propone di recuperare alla memoria collettiva e di restituire alle giovani generazioni alcuni frammenti di una pagina importante della nostra storia locale e nazionale, com’è, appunto, quella del confino di polizia dell’epoca fascista: una vicenda contrassegnata da forti passioni e da grandi ideali e che può anche essere il racconto di tante vite spezzate solo per affermare un diritto, diremmo quasi sacro, qual è quello della libertà di pensiero.
Le fotografie provenienti da archivi pubblici e privati, i documenti e le testimonianze scritte dai protagonisti di quella singolare vicenda, pur nella loro incompletezza, ci permettono di conoscere meglio, attraverso una ricostruzione cronologica e tematica, i luoghi, i personaggi, gli eventi, i momenti e le atmosfere della vita confinaria a Ustica negli anni Venti, nonché alcuni aspetti del contesto ‘fisico’ e sociale isolano in cui essa si venne ad inserire. Un microcosmo, cioè, che era, in quegli anni, improvvisamente diventato quella sorta di laboratorio politico e culturale. Vengono riproposti i volti, le testimonianze e, più in generale, la particolare e intensa esperienza, politica e umana insieme, che i documenti a nostra disposizione hanno reso possibile. Uomini e donne, quelli del confino antifascista e delle carceri del regime, molti dei quali riverseranno unitariamente il loro straordinario patrimonio politico e ideale, maturato anche attraverso l’esperienza narrata dalla mostra, nella lotta di Liberazione e nella vita dell’Italia repubblicana.
Mario Genco, Il “museo” delle storie quotidiane