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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Foto Emigrazioni Usticesi

La Famiglia Lauricella dalla California a Ustica 2005

La Famiglia Lauricella dalla California a Ustica 2005

Una prerogativa comune agli emigranti è il desiderio del ritorno. Gli usticesi , in quanto isolani, forse hanno più spiccata la nostalgia della terra natia perché, si sa, l’isola suscita un più forte legame con i propri abitanti. Questo desiderio struggente del ritorno lo han tramandato di generazione in generazione e lo si riscontra dal numero dei discendenti che dagli States e dalla fFrancia ritornano sull’isola. Nel 2005 venticinque membri della famiglia Lauricella sono giunti  dalla California alla ricerca delle proprie origini a Ustica e a Lipari e così anche nel 2011 un altro gruppo dalla Francia. (AV)

Cfr. Longo Jean-Claude, Insula mater, in «Lettera» n. 38-39, pp. 8-12

Ailaar Vito, Grazie Claudia, in «Letetra» n. 38-39, 2011, pp. 13-14

Cfr. Virgets Ronnie, Postacard fronm Ustica, in «Lettera» n. 30-31, 2009, pp.16-24

Virgets Ronnie, Cartolina da Ustica, in «Lettera» n. 30-31, 2009, pp.16-24

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Emigranti usticesi in Algeria

Emigranti usticesi in Algeria

Oltre alle Americhe altra meta degli emigranti furono la Tunisia e l’Algeria specie nei primi del Novecento. Commercianti, artigiani, pescatori e contadini del  meridione italiano venero richiamati da promesse allettanti di lavoro. Erano i tempi del forte rilancio delle colonie in terra d’Africa e agli emigranti viene concessa la nazionalità francese. Conseguita l’indipendenza delle colonie molti degli oriundi usticesi si trasferirono in Francia. Lo  studio di questo filone emigratorio è in corso, grazie a Roland Licciardi che sta riallacciando rapporti tra gli originari usticesi che vivono in Francia. (AV)

Cfr. Licciardi Roland, De Ustica à Guyotville (Algérie), in «Lettera» n. 21-22, 2006 p. 35-42

Cfr. Licciardi Roland, Da Ustica à Guyotville (Algeria), in «Lettera» n. 21-22, 2006 p. 35-42

Cfr. Licciardi Roland, From Ustica to Guyotville, in «Lettera» n. 21-22, 2006 p. 35-42

Cfr. Longo Jean-Claude, Insula mater, in «Lettera» n. 38-39, pp. 8-12

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Ultima partenza per New Orleans 1966

Ultima partenza per New Orleans 1966

L’ultima emigrante partita da Ustica per New Orleans è stata Rosa Mancuso, richiamata dallo zio. A New Orleans troverà l’amica Maria Bertucci Compagno che la introdurrà nella vasta comunità di oriundi usticesi. Secondo una indagine condotta da Chris Caravella nell’area di New Orleans sono insediati circa 70.000 cittadini originari di Ustica. Il calcolo è stato effettuato con rigore scientifico partendo dall’accertamento dei 1.329 cognomi usticesi che figurano nell’elenco telefonico di New Orleans. La vastità del fenomeno emigratorio usticese è testimoniata anche dal fatto che gli abitanti di Ustica che nel 1849 erano 4.548 si sono ridotti a 1.792 unità nel 1795 e a 1195 nel 1921. (AV)

Cfr. Guccione Cristina, Il fenomeno emigratorio del XIX e XX secolo dall’Italia verso l’America, in «Lettera» n. 30-31, 2009, pp. 1-15

Cfr. Caravella Chris, How many Usticesi in New Orleans?, in «Lettera» n. 5, 2000 p. 22

Cfr. Caravella Chris, Quanti Usticesi in New Orleans?, in «Lettera» n. 5, 2000 p. 23

di Cristina Guccione

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SS Montebello

SS Montebello

 Il piroscafo Montebello è uno dei piroscafi che tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento adibiti al collegamento diretto di Palermo con New Orleans. Tra il 1861 e il 1879 sulla stessa linea erano adibiti i  brigantini Elisabetta, il brigantino Catarina, Cinque Sorelle, soppiantati dai piroscafi S.S. Herham (battente bandiera inglese), Califonia, Manila, Mosselia, Liguria e Vincenzo Florio, che operarono nel anni successivi sino al 1904. Vennero tutti utilizzati da Usticesi. (AV)

Cfr. Ricerche di Shirley Barbara Nichols in copia presso questo Centro Studi

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Gli emigranti di Angelo Tommasi 1895

Gli emigranti di Angelo Tommasi 1895

Gli emigranti del pittore Angelo Tommasi sintetizza con molta efficacia il fenomeno migratorio che ha caratterizzato la seconda metà dell’Ottocento postunitario. La moltitudine di barche a vela e la folla di emigranti bene esprimono, nel dipinto,  la vastità del fenomeno: intere famiglie o gruppi di uomini, umile gente macerata da una vita di stenti, con la malinconia sul viso e la speranza nel cuore, si apprestano al grande viaggio che durava almeno 15 giorni in condizioni molto disagiate, se non inumane. La banchina è gremita di contadine, commercianti e artigiani che cercano di riposarsi; una contadina pensosa si sorregge il capo con la mano, altre allattano o, incinte, accarezzano dolcemente il grembo.  

Il dipinto è collocato nella Galleria di Arte Moderna di Roma. (AV)

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News

  • Salinas e Himera 12/11/16

    Carissimi Soci

    Vi ricordiamo l’appuntamento di sabato 12 novembre prossimo per la visita al museo Salinas ed, a seguire, escursione al sito archeologico ad Himera. Nel bus navetta che ci accompagnerà al momento ci sono ancora alcuni posti disponibili. Il costo a/r è di € 14,00. Abbiamo contattato una vicina trattoria per un veloce pranzo-buffet ad Himera intorno alle ore 13,00 composto da antipasti e primi ad un prezzo concordato di € 15,00.  Chi volesse, anche se non socio, è  ancora in tempo ad aggregarsi; può comunicarcelo all'indirizzo <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>.  Questo il programma della giornata:

    Sabato 12 novembre 2016

    h.   9,30 Appuntamento al museo Salinas e visita

    h. 12,00 raduno in piazza Massimo e partenza con il bus navetta per Himera

    h. 13,00 circa Arrivo ad Himera e pranzo-buffet

    h. 14,30 Visita al sito archeologico di Himera

    h.16,30 (circa) rientro in bus nello stesso luogo di partenza

    La Direzione

    del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

    Salinas e Himera 12/11/16

Mostre

  • Il confino politico a Ustica nel 1926-27

    Il confino politico a Ustica nel 1926-27

     Il confino politico a Ustica nel 1926-27 "Immotus nec iners"

    Tra i confinati comuni inviati sull’isola sin dalla sua colonizzazione del 1763 erano sempre stati presenti i “politici”: i nemici dei re e i contestatori degli aumenti delle tasse del periodo borbonico, i patrioti del Risorgimento, i renitenti alla leva del nuovo stato unitario, gli anarchici di fine Ottocento, gli oppositori delle guerre coloniali, i deportati libici.
    Fino al 1926 i politici, rispetto ai coatti comuni, costituivano una minoranza ma con l’approvazione delle leggi “fascistissime” emanate quell’anno la loro presenza diventerà più consistente sino a soppiantare quella dei confinati comuni. Ne transiteranno circa 600, facendone una «selva di campanili».
    Il tentativo di emarginazione e di “espulsione” dalla società attiva voluto dal regime attraverso il confino finì però per essere occasione di incontro, discussione e confronto fra i politici di ogni ideologia ed estrazione sociale, una vera e propria convention dell’opposizione. Il confino fu, infatti, una fondamentale esperienza costruttiva. La convivenza forzata fra persone di cultura, di idee politiche, di classe, di religione diverse, che forse non si sarebbero mai neppure incontrate, finirà, infatti, con il porre le basi della grande alleanza antifascista che, iniziata nelle carceri e nei luoghi di relegazione del regime, contribuì alla crescita dello spirito democratico nel Paese: un vero e proprio laboratorio di formazione politica e civica.
    Tra lo stupore degli isolani e l’insicurezza degli agenti di polizia Gramsci e Bordiga, arrivati nei primi del dicembre 1926, impiantano una scuola e poi i confinati politici organizzano la vita sociale: biblioteca pubblica, mense, spacci, attività sportive (calcio, bocce, water-polo), assistenza nella prima sistemazione e altro.
    Questo modello di vita confinaria originale e straordinario è un vero controsenso che testimonia quanto il regime abbia sottovalutato le conseguenze della scelta del confino politico: un vero e proprio boomerang, in quanto luogo di aggregazione e di formazione delle coscienze dell’antifascismo. Allorquando, tardivamente, il regime ne prenderà coscienza, inventerà l’esistenza di un complotto a fini eversivi con la complicità di stati stranieri per smantellare la colonia usticese trasferendo i confinati a Ponza e a Lipari, dove alcune di queste iniziative vennero riproposte, anche se queste subiranno eccessi di limitazione e di controllo poliziesco.
    Il rapporto della popolazione locale con i confinati politici è eccellente: alcuni Usticesi ospitano i politici nelle loro case e ne subiscono l’influenza. I giovani sono affascinati dalle intelligenze e le ragazze incontrano amori non contestati dai familiari.
    Questa mostra si propone di recuperare alla memoria collettiva e di restituire alle giovani generazioni alcuni frammenti di una pagina importante della nostra storia locale e nazionale, com’è, appunto, quella del confino di polizia dell’epoca fascista: una vicenda contrassegnata da forti passioni e da grandi ideali e che può anche essere il racconto di tante vite spezzate solo per affermare un diritto, diremmo quasi sacro, qual è quello della libertà di pensiero.
    Le fotografie provenienti da archivi pubblici e privati, i documenti e le testimonianze scritte dai protagonisti di quella singolare vicenda, pur nella loro incompletezza, ci permettono di conoscere meglio, attraverso una ricostruzione cronologica e tematica, i luoghi, i personaggi, gli eventi, i momenti e le atmosfere della vita confinaria a Ustica negli anni Venti, nonché alcuni aspetti del contesto ‘fisico’ e sociale isolano in cui essa si venne ad inserire. Un microcosmo, cioè, che era, in quegli anni, improvvisamente diventato quella sorta di laboratorio politico e culturale. Vengono riproposti i volti, le testimonianze e, più in generale, la particolare e intensa esperienza, politica e umana insieme, che i documenti a nostra disposizione hanno reso possibile. Uomini e donne, quelli del confino antifascista e delle carceri del regime, molti dei quali riverseranno unitariamente il loro straordinario patrimonio politico e ideale, maturato anche attraverso l’esperienza narrata dalla mostra, nella lotta di Liberazione e nella vita dell’Italia repubblicana.

    Mario Genco, Il “museo” delle storie quotidiane

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