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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Bibliografia Geologia

Bibliografia geologia

Bibliografia geologia

Calcara Pietro, Descrizione dell'isola di Ustica, in “Giornale Letterario”, n. 220, Palermo, 1842.De Vita Sandro,

Guzzetta G. Orsi G., Deformational features of the Ustica volcanic island in the Southern Tyrrhenian Sea (Italy), in “Mem. Descr. Carta Geol. d’Italia”, 7, 1995, pp. 405-406.

Martinelli Giuseppe, La sismicità dell'isola di Ustica ed il periodo marzo-aprile 1906, in «Annali Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano», vol. XXX, parte I, Roma, 1910.

Romano Romolo, Sturiale Carmelo, L'isola di Ustica studio geo-vulcanologico e magmatologico, in «Rivista Mineraria Siciliana», Anno XXII, n.127-129, Palermo, 1971, pp. 21-79

Stella Starrabba F, Osservazioni sulla costituzione geologica dell'isola di Ustica, in «Zeischrift fur vulkanologie», Bd IX, Berlin,  1925.

 

De Vita et alii, 1995

De Vita et alii, 1995

De Vita Sandro, Guzzetta G. e Orsi G., Deformational features of the Ustica volcanic island in the Southern Tyrrhenian Sea (Italy), in “Mem. Descr. Carta Geol. d’Italia”, 7, 1995, pp. 405-406.

Martinelli Giuseppe 1910

Martinelli Giuseppe 1910

Martinelli Giuseppe,La sismicità dell'isola di Ustica ed il periodo marzo-aprile 1906, in «Annali Ufficio Centrale Meteorologico e Geodinamico Italiano», vol. XXX, parte I, Roma, 1910.

Calcara Pietro 1842

Calcara Pietro 1842

Calcara Pietro, Descrizione dell'isola di Ustica, in “Giornale Letterario”, n. 220, Palermo, 1842.

Stella Starrabba Francesco 1925

Stella Starrabba Francesco 1925

Stella Starrabba F., Osservazioni sulla costituzione geologica dell'isola di Ustica, in «Zeischrift fur vulkanologie», Bd IX, Berlin,  1925.

Romano Romolo, Sturiale Carmelo 1971

Romano Romolo, Sturiale Carmelo 1971

Romano Romolo, Sturiale Carmelo, L'isola di Ustica studio geo-vulcanologico e magmatologico, in «Rivista Mineraria Siciliana», Anno XXII, n.127-129, Palermo, 1971, pp. 21-79

 

 

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News

  • Gramsci44 14/07/16

    Proiezione Gramsci44

    Gramsci44 14/07/16

    Nel quadro delle iniziative del corrente mese promosse anche dal Centro Studi e Documentazione sarà proiettato all'l'Auditorium Comunale di Ustica il documentario-film “Gramsci44 " venerdì 15 Luglio alle 18,30 con replica sabato 16 alle 22,30, realizzato col partneriato del Centro Stdui

Mostre

  • La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica dell’usticese Bruno Campolo

    La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica La Pistata delle lenticchie è stata esposta a Ustica nei locali del Fosso nel 2001. Autore delle foto è l’usticese Bruno Campolo, che con la sua passione per la fotografia e per la sua isola natia si è reso testimone attento a cogliere gli ultimi documenti della vita contadina, ora in profonda trasformazione tecnica, contribuendo a salvarne la memoria; autori dei testi sono Nicola Longo, socio fondatore del Centro Studi, agronomo usticese, e la figlia Margherita, titolari di un’azienda agricola specializzata nella produzione di lenticchie. I sessantaquattro pannelli della mostra hanno voluto essere un omaggio ed un segno di gratitudine alla civiltà contadina usticese. Con essa si è voluto proporre al pubblico il valore antropologico e culturale di un rapporto speciale tra l’uomo e la terra ed un documento fedele ed efficace per non disperdere nell’oblìo la tecnica di coltivazione della lenticchia di Ustica.

    Nel contempo si è voluto anche dare risalto ad un alimento un tempo fondamentale nella dieta dei nostri contadini e ad un legume molto richiesto nel mercato, ed esportato con successo: un prodotto, quindi, di grande valenza economica per gli isolani. La pistata, operazione conclusiva del ciclo lavorativo della coltivazione del legume, consiste nella frantumazione all'interno dell'aia dei piccoli baccelli e dell'intera pianta ormai essiccata, nonché nella successivaspagghiata al vento per la separazione della paglia dalle lenticchie ed infine nella cirnutacon l'apposito grande setaccio circolare detto crivu. La lenticchia di Ustica (Lens culinaris Medik) è coltivata nell’isola fin dai tempi della sua colonizzazione. Il suo pregio è dovuto alla natura del terreno vulcanico ed alle sue piccolissime dimensioni, oltre che alla tenerezza, al gusto intenso ed al profumo nella fase di cottura. Seminata tra dicembre e gennaio con l’aiuto di un asino e di un aratro di ferro, la lenticchia necessita di cure particolari.

    Con piccole zappette (zappudda) viene eseguita in marzo la zappuliataper eliminare le erbe infestanti: un’operazione faticosa fatta in gruppo secondo una vecchia usanza di cooperazione (aiutu p’aiutu). Le piante di lenticchie si raccolgono con molta cura nella prima metà di giugno estirpandole manualmente nelle primissime ore mattutine o, addirittura, nelle notti di luna piena, quando i baccelli ancora umidi per la rugiada trattengono il seme e restano attaccati alla pianta. Essiccate al sole (caliàte), le pianticelle vengono sparse nell’aia per essere schiacciate (ammansate) da asini spronati a correre al suo interno. Agli asini subentrano le mucche che, appaiate con un giogo, trascinano la pietra di pistariper la rottura dei baccelli. Quando i baccelli sono tutti rotti, ha inizio la spagghiata per separare il legume dalla paglia sfruttando il vento, né lieve perchè altrimenti non avverrebbe la separazione della paglia, né forte, perché porterebbe via anche il legume.

    La spagghiàta coinvolge più addetti che, governando con maestria il tridente di legno, sollevano in alto lenticchie e paglia per espellere quest’ultima fuori dell’aia. Segue la paliàta, utilizzando una pala di legno al posto del tridente, per ultimare, sempre con la forza del vento, la separazione degli ultimi residui di paglia (annittata). Così si va formando al centro dell’aia il mucchio di lenticchie, ilmunzeddu. Indi l’aia viene accuratamente ripulita con piccole scope (scupitti) fatte con piante secche di lino. Nessun seme di lenticchia deve andare disperso. Non appena il munzeddu, simbolo e segno di un traguardo raggiunto, è costituito, compare nell'aia il cernitore (cirnituri) con un setaccio rotondo di pelle d’asino di un metro di diametro (crivu), che viene appeso ad un treppiedi (triangulu). La delicata fase della cernita (cirnùta) porterà ad ottenere lenticchie pronte da insaccare. La pistata, tecnica utilizzata anche per il grano, l’orzo, le fave e altri legumi, è ora soppiantata da nuove tecnologie ed è caduta in disuso. Anche per questo la mostra quindi assume il valore di un documento di particolare importanza per la tutela della memoria storica del lavoro contadino usticese.


    Per approfondimenti leggere gli articoli:
    * La Pistata delle lenticchie, di Nicola e Margherita Longo, in “Lettera” n. 13-14 aprile-agosto 2003.

     MO Pistata 12

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