Campo Scuola Archeologia Ustica 2017
Carissimi soci,
sono nata a Genova e ho visto Ustica per la prima volta a 13 anni in vacanza con la mia famiglia ma mi sono sentita subito a casa; credo che l’isola ed io ci siamo immediatamente riconosciuti e non poteva essere diversamente, tutta la mia famiglia pur essendo vissuta altrove, ha profonde radici usticesi: il mio cognome paterno compare tra quelli dei primi colonizzatori dell’isola, così come quello materno. Questo legame, anche se non sempre e necessariamente ricercato, non si è mai interrotto: la mia tesi di laurea in architettura sullo sviluppo urbanistico dell’isola; il matrimonio con un altro originario usticese, i miei figli che tornano ad Ustica appena possono. Così, 20 anni fa, l’idea nata da due dei soci fondatori di istituire il Centro Studi mi ha subito appassionato e ho voluto farne parte fin dall’inizio.
Avevo voglia di raccontare Ustica di far sapere a tutti quante emozioni mi ha trasmesso con i suoi paesaggi, con la sua storia con le sue contraddizioni. Ho cercato di raccontarli, grazie al Centro Studi, scrivendo una Guida dell’isola e partecipando a tante altre iniziative e così arrivo oggi a questo importante incarico di Presidente del Centro Studi con un bagaglio pieno di famiglia di ricerche e di passione.
Sono consapevole dell’impegno notevole che comporta la direzione dell’associazione ma vorrei e intendo portare il mio contributo per rinnovare, sviluppare e far progredire il Centro Studi pur nella continuità di quanto fatto fin ora; con gli stessi obiettivi e le stesse finalità portate avanti in modo eccellente dai due presidenti – Franco Foresta Martin e Vito Ailara - che mi hanno preceduta.
Sono felice di essere coadiuvata da un gruppo di grande valore costituito dai membri del consiglio direttivo e da un nuovo e prestigioso vicepresidente quale l’arch. Rosanna Pirajno con la quale realizziamo tra l’altro, oltre che una presidenza condivisa, anche l’orgoglio di una direzione tutta al femminile.
Fra gli ambiti che contiamo di approfondire ci sono il paesaggio, l’architettura e l’ambiente, settori nei quali trovare specificità fin qui non esplorate.
Desideriamo, cercando fin d’ora la collaborazione di tutti voi soci, potenziare gli aspetti legati al presente e al futuro dell’isola, ampliando anche il rapporto tra Ustica e il resto del mondo.
Desideriamo inoltre intensificare il rapporto con i ragazzi per incentivarli ad utilizzare il Centro Studi ribadendo l’intenzione di mettere a loro disposizione non solo ciò che il Centro produce ma anche trasferendo loro le nostre competenze
acquisite anche con le varie attività svolte finora. Competenze che potrebbero risultare utili anche per gli studi o per un futuro professionale.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno incoraggiata e sollecitata a intraprendere questa avventura e porgo infine un grande e caloroso saluto a tutti i soci del Centro Studi, a tutti gli usticesi che vivono nell’isola, ai tantissimi che ne sono lontani ma che come me hanno qui le loro radici e a tutti coloro che l’hanno scelta.
Maria Grazia Barraco
Una raccolta di rare e pregevoli opere pittoriche e bibliografiche, proveniente dal patrimonio storico-artistico del Museo Ignazio Mormino di Villa Zito a Palermo (Fondazione Banco di Sicilia), compone la mostra “L’Isola dei vulcani” esposta nel 2006 nei locali del vecchio Municipio.
Cinquanta le opere esposte fra incisioni, gouaches e volumi illustrati che mettono ampiamente in risalto il fascino ed il mito che le eruzioni vulcaniche hanno sempre destato. Nella seconda metà del Settecento le scoperte archeologiche degli scavi di Ercolano e Pompei, la descrizione dei templi di Paestum fatta da Winckelmann, la serie delle incisioni che li illustravano eseguite da Gian Battista Piranesi, l’impossibilità di visitare la Grecia liberamente in quanto in mano all’Impero ottomano, la grande produzione di studi sulla Sicilia greca e l’evoluzione del gusto che vedeva nell’arte dell’antichità classica i modelli di una perfezione che bisognava instaurare nel mondo, spinsero molti poeti, pittori, nonché aristocratici e facoltosi borghesi ad affrontare il viaggio in Sicilia.
Le rivelazioni dei viaggiatori, naturalisti e vulcanologi, ispirati dal razionalismo illuminista, da Patrick Brydone a William Hamilton, dal Compte de Borch a Déodat de Dolomieu, da Lazzaro Spallanzani a J. A. de Gourbillon, sulle ascensioni dell’Etna e dei vulcani delle Eolie, e le descrizioni del paesaggio, delle grandiosi eruzioni e dei fenomeni vulcanologici, alimentano un richiamo irresistibile per studiosi, geologi o eruditi alla ricerca dell’emozione e dell’avventura. Le immagini che maggiormente caratterizzano questa esposizione sui vulcani in Sicilia sono quelle delle opere pittoriche a la gouache, tecnica molto diffusa a Napoli nel vedutismo dei primi anni della Scuola di Posillipo tra Settecento e Ottocento e che riscuote successo anche in Sicilia quando le vicende storiche costringono la corte borbonica a trasferirsi da Napoli a Palermo.
Non meno rilevanti sono il segno grafico e la forza espressiva che si ritrovano nelle vedute incise, come nelle acquetinte dei crateri in eruzione di Stromboli e di Vulcano mutuate da opere di Luigi Mayer; nelle rare acqueforti seicentesche che riprendono i crateri dell’Etna in eruzione, come nell’incisione a bulino di Franz Huys del 1632 Freti siculi sive Mamertini vulgo il faro…, ripresa da un’incisione di Pieter Brueghel, che compie un viaggio in Sicilia tra il 1552 e il 1556; nell’originale veduta dell’isola Ferdinandea sorta nel canale di Sicilia da attività vulcaniche sottomarine; nelle raffinate piccole acquetinte tratte dal resoconto di viaggio di J. B. Cockburn pubblicato nel 1815, nonché nelle vedute e carte geografiche che riguardano Ustica, anch’essa isola di origine vulcanica. In mostra erano inoltre presenti tredici volumi di grande interesse storico e iconografico quali, fra i più rilevanti, Campi Phlegrei, ou observation sur les volcans des Deux Sicilies di William Hamilton, pubblicato a Parigi nel 1799, le cui tavole comprendono 76 vedute, tutte colorate a mano all’acquerello e alla gouache, che illustrano i vulcani dell’Italia meridionale ed insulare, le più importanti coeve eruzioni; i due Voyage pittoresque des isles de Sicilie… di Jean Houel e di Richard de Saint-Non-Dominique Vivant Denon, pubblicati rispettivamente a Parigi tra il 1771 ed il 1787 e tra il 1781 e il 1786, nonché l’opera Die Liparischen Inselndi Ludovico Salvatore Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, comprendente otto volumi per le sette isole Eolie e un volume interamente dedicato a Ustica, pubblicati a Praga da Heinr Mercy Sohn tra il 1893 e il 1898.
Nel centenario della lunga sequenza sismica che colpì Ustica nel 1906, e che portò alla completa evacuazione della popolazione dell’isola tra marzo e aprile dello stesso anno per il timore di una ripresa dell’attività eruttiva, L’Isola dei vulcani ha voluto rappresentare anche un momento di studio e riflessione sulla difficile convivenza dell’uomo con le forze della natura.
Per approfondimenti leggere l’articolo:
* Francesco Buccheri, L’ Isola dei Vulcani, in Lettera n. 23-24 maggio-dicembre 2006.


