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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Cartofilia Postale Ustica

Ustica Coatti

Ustica Coatti

Si tratta di una foto inclusa nell’album di cartoline del collezionista palermitano Di Benedetto e sua è la scritta «Ustica (Isola)». La foto, che è stata ripresa da molti giornali italiani ed esteri all’epoca del terremoto del 1906, ritrae un gruppo di coatti davanti la Direzione della Colonia in Via Gran Guardia in attesa di riscuotere la mazzetta, il sussidio giornaliero dato loro dal governo.

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

CA_014

Ustica Inaugurazione monumento

Ustica Inaugurazione monumento

La cartolina, edita nel 1899 da Giovanni Caserta, si ritiene essere la prima dell’isola.  Essa ricorda l’inaugurazione del Monumento all’usticese Vito Longo, ufficiale dell’esercito caduto nella battaglia di Dogali del 24 gennaio 1887 e decorato con medaglia d’argento al valor militare. Alla cerimonia di scopertura del busto parteciparono personaggi illustri della politica e della cultura della capitale, tra cui l’antropologo Giuseppe Pitrè.

La cartolina, viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica Piazza Vito Longo

 

Ustica Piazza Vito Longo

La cartolina di editore ignoto è anteriore al 1908, anno in cui è viaggiata. La Chiesa con la facciata a stucco lucido domina la piazza Vito Longo dove ancora non erano stati piantati i ficus. A destra di essa la casa di sindaco Nicolò Longo, che fu sindaco dell’isola quasi ininterrottamente dal 1853 al 1899, dieci volte eletto. La presenza di militari in divisa fa pensare a gitanti da Palermo.  

La cartolina, viaggiata nel 1908, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica torre Santa Maria

Ustica torre Santa Maria

La cartolina, edita da Giovanni Caserta nei primi anni del Novecento, ritrae la torre borbonica Santa Maria, la prima opera militare ultimata nel 1767 per la difesa dell’isola dai corsari. La torre nell’Ottocento è stata adibita a carcere giudiziario gestito dal Comune. Vi si rinchiudevano i condannati dal pretore per piccoli reati o gli arrestati in attesa della nave per essere condotti al giudice penale per il giudizio. Nel 1927 vi furono richiusi Carlo Rosselli, Ferruccio Parri  e Lorenzo De Bove, accusati dell’espatrio clandestino di F. Turati e S. Pertini , prima di essere trasferiti a Savona dove venne celebrato il processo. Per rendere l’edifico idoneo alla nuova destinazione a carcere sulla terrazza di copertura vennero realizzate una grande cella e un’area recintata con alti muri come “spazio d’aria” per i carcerati.

In primo piano sulla stradella che dalla strada dell’Oliastrello conduce alla torre due carabinieri reali e un asinello.

La cartolina, viaggiata nel 1908, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica – Nave e barche

 

Ustica – Nave e barche

Più che di cartolina si tratta di una foto che fa parte dell’album del collezionista palermitano Di Benedetto e sua è la scritta «Ustica (Isola)». La veduta ha la “anomalia” di una nave alla fonda in prossimità della costa senza alcuna attività nelle sue vicinanze mentre un gruppo di barche della paranza sembra in attesa di altra nave, fuori campo, in arrivo da Palermo. È probabile che la seconda nave stava giungendo con un carico di turisti stimolati alla visita dell’isola da alcuni armatori dell’epoca che intendevano così promuovere le proprie nuove navi.

Si notino anche nel lato destro della foto due costruzioni sulla scogliera, d’uso sconosciuto, che sembrano tra loro collegate da un viottolo che finisce al mare.  

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica La Spiaggia

 

Ustica La Spiaggia

La cartolina, edita da Giovanni Caserta nei primi anni del Novecento, è una veduta ravvicinata del paesino che si affaccia sulla Cala Santa Maria. Partendo da sinistra in prima fila sopra la spiaggia si notano un camerone per l’alloggio di coatti, ora acquario dell’Area Marina protetta, magazzini di pescatori, due cameroni per coatti e, sopra di esse le case del centro abitato che si affacciano sulla cala. Una veduta insomma di un paese di mare che al mare si protende naturalmente.

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica Veduta del Porto

 

Ustica Veduta del Porto

La cartolina, edita da Giovanni Caserta nei primi anni del Novecento, impropriamente esalta nel titolo il porto inesistente. La nave, infatti, né attraccava ad una banchina, né era riparata dai temporali; sostava alla fonda in rada lontano dalla costa. È invece interessante notare la presenza di due imbarcazioni che rappresentavano l’antico sistema della navigazione a vela e il più moderno battello a vapore, probabilmente il Napoli assegnato all’isola dal 1906. 

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica La Spiaggia primo novecento

 

Ustica La Spiaggia primo novecento

La cartolina, edita da Giovanni Caserta nei primi anni del Novecento, ritrae un paesaggio ormai scomparso per sempre: la spiaggia di Cala Santa Maria e le case dei pescatori che purtroppo andarono distrutte nel 1960. In primo piano le tre barche della paranza addette al trasbordo di passeggeri e merci dal piroscafo alla fonda nella rada alla spiaggia dotata di un pontile di legno mobile. Sulla spiaggia un gran numero di passeggeri aspettano di imbarcarsi: sono i primi turisti del secolo scorso. Sullo sfondo le caratteristiche case dei pescatori che si affacciavano sulla strada della Marina che con poche rampe raggiungeva la spiaggia. 

La cartolina, viaggiata nel 1908, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica (Isola)

 

Ustica (Isola)

Più che di cartolina si tratta di una foto. Infatti non viene indicato l’editore né sul retro è predisposta per la spedizione postale. Fa però parte dell’album di cartoline del collezionista palermitano Di Benedetto e sua è la scritta «Ustica (Isola)». È suggestiva non solo per il suo colore che sa di antico, quanto perché ha intatta la superficie della Falconiera per la quasi totalità del versante meridionale. Di particolare interesse il ripido pendio in corrispondenza dell’inizio della via della Mezzaluna. Altrettanto interessante il terreno terrazzato non edificato sopra la grotta Azzurra

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica La Rada

 

Ustica La Rada

La cartolina, edita da Giovanni Caserta nei primi anni del Novecento, restituisce una veduta della cala Santa Maria e, sullo sfondo, della Mezzaluna. Tre barche in acqua e poche altre tirate a secco sulla spiaggia confermano lo scarso sviluppo della marineria usticese, dato che gli abitanti erano prevalentemente contadini. Le barche erano utilizzate per la pesca costiera e alcune, le più grandi, facevano anche trasporto di merci da e per Palermo, a vela e a remi.

La cartolina, viaggiata nel 1908, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica Falconiera

Ustica Falconiera

La cartolina, foto A. Alfano, edita da soc. editrice Fototipia Alterocca Terni Intorno al 1910, presenta una veduta del centro abitato e della Falconiera dal promontorio di Passo di Don Bartolo. Vi si distingue la fortificazione della Falconiera , in primo piano, alcune case coloniche o di villeggiatura realizzate in località Gorgo Caezza. Sullo sfondo a sinistra un grande edificio a due piani con numerose e ampie finestre realizzato nel 1906 dai fratelli Caserta per adibirlo a mulino e pastificio. Vi si produceva pasta che veniva esportata anche in America, nella città e nell’area di New Orleans.

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica-Rione San Bartolomeo e Fortino Di Bortolo

 

Ustica-Rione San Bartolomeo e Fortino Di Bortolo

La cartolina, edita Giovanni Caserta prima del 1906, presenta una veduta del Rione San Bartolomeo e del Fortino San Giuseppe erroneamente indicato col nome del proprietario della casa Florio sul versante orientale dell’interno del residuo cratere della Falconiera, Cap. Giuseppe Di Bartolo (e non Di Bortolo).

Che sia stata edita prima del 1906 lo si deduce dal fatto che l’edificio del mulino si sviluppava solo al piano terra, dato che ancora non era stato predisposto per ospitare il pastificio dei fratelli Caserta, avviato nel 1906. L’edificio, inizialmente una modesta casa ai margini del centro abitato, nel 1896 era stato ampliato dal sacerdote Gaetano Ailara per impiantarvi il primo mulino meccanico, «una macchina a vapore della forza di sei cavalli con accessori per la molitura del grano». L’impianto del mulino fu autorizzato dal Consiglio Comunale dopo aver accertato «che nessun pericolo vi è per la pubblica sicurezza degli abitanti» e fu sostenuto da un contributo annuo di Lire 100 «a condizione che venisse mantenuta la tariffa di centesimi trenta per tumulo di grano» (cfr Raccolta deliberazioni Consiglio Comunale 1894-96 e Raccolta deliberazioni Giunta Municipale 1896-98). L’iniziativa fu causa della scomparsa dei mulini a trazione animale.

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica-Falconiera

Ustica-Falconiera

La cartolina, foto A. Alfano, edita da soc. editrice Fototipia Alterocca Terni Intorno al 1910, presenta una veduta del centro abitato e della Falconiera dal promontorio di Passo di Don Bartolo. Vi si distingue la fortificazione della Falconiera , in primo piano, alcune case coloniche o di villeggiatura realizzate in località Gorgo Caezza. Sullo sfondo a sinistra un grande edificio a due piani con numerose e ampie finestre realizzato nel 1906 dai fratelli Caserta per adibirlo a mulino e pastificio. Vi si produceva pasta che veniva esportata anche in America, nella città e nell’area di New Orleans.

La cartolina, non viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica Panorama primo Novecento

 

Ustica Panorama primo Novecento

La cartolina, edita da Giovanni Caserta nei primi anni del Novecento, presenta una veduta del centro abitato dal piano della Torre Santa Maria. Si notino in primo piano l’ espansione del centro urbano: le case edificate con conci di tufo ancora non intonacate.

La cartolina, viaggiata, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Ustica Veduta della Falconiera

 

Ustica Veduta della Falconiera

La cartolina, edita da Giovanni Caserta nei primi anni del Novecento, raffigura una veduta del centro abitato e della Falconiera dal promontorio di Passo di Don Bartolo.

Si noti come sul tufo compatto della Falconiera non cresceva un filo d’erba; si distingua il Calvario, primo edificio religioso edificato nel 1767; si noti che il vecchio Municipio sulla piazza era edificato solo nel corpo centrale mentre non era stato ancora aggiunto il corpo laterale a sinistra della facciata, dove insisteva la casa con terrazza della famiglia del parroco Giuseppe Tranchina. Poiché il Municipio fu edificato nel 1901 la foto è da ritenersi edita in quell’anno o nel successivo.

La cartolina, viaggiata nel 1904, fa parte della collezione Di Benedetto depositata nella Biblioteca Comunale di Palermo.

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Le Cartoline Raccontano Ustica Com’era

Le Cartoline Raccontano Ustica Com’era

La cartolina illustrata ci accompagna da oltre un secolo, permettendoci di mantenere una vicinanza, almeno ideale, con luoghi e persone al momento lontani. L’origine della cartolina illustrata viene fatta risalire al novembre del 1870, in occasione dello scoppio della guerra franco-prussiana, ed il suo ideatore fu un cartolaio e libraio francese di nome Léon Besnardeau, residente a Sillé-le-Guillaume . Più tardiva fu l’introduzione della cartolina in Italia che fece la sua comparsa il 1° gennaio 1874; solo successivamente, però, invalse anche qui l’uso della cartolina illustrata: la prima fu creata nel1896 in occasione delle nozze del principe Savoia di Napoli (poi re Vittorio Emanuele III) con la principessa Elena di Montenegro e riportava sul fronte gli stemmi italo-montenegrini.

La cartolina celebrativa illustra il momento solenne della consegna della bandiera, avvenuto il 22 agosto 1912, al piroscafo “Ustica“, destinato a garantire i collegamenti tra l’Isola e la Sicilia.

Per maggiori dettagli confronta la seguente pubblicazione:
* L’Isola in viaggio... Una storia di Ustica raccontata da cartoline di Vito Ailara e Giuseppe Giacino, Collana Le Ossidiane

La Tariffazione

La Tariffazione

A partire dal 1° Agosto 1889 a seguito di specifiche disposizioni impartite dall'Unione Postale Universale, l'Italia introdusse una nuova normativa sulla francatura per le cartoline postali che consisteva in una doppia tariffazione:


♦2 cent. o 5 cent. (tariffa delle stampe per l’interno o per l’estero), in caso di semplice apposizione solo della firma e di qualche convenevole (divieto di supero di cinque parole) seguita dalla cancellazione della dicitura cartolina postale;

♦10 cent. (tariffa indistinta per qualsiasi destinazione) in caso di supero del numero delle parole. Nel 1905, l’Amministrazione Postale Italiana decise d’intervenire, introducendo un nuovo profilo tariffario che consisteva in un valore intermedio di 5 cent. per le cartoline con soli saluti e firma, mantenendo invariata l’affrancatura per le cartoline con testo epistolare.

Il 26 Agosto 1861

Il 26 Agosto 1861

Allorquando le province meridionali furono dichiarate, a seguito di plebiscito, parte integrante dello stato sabaudo, Vittorio Emanuele II di Savoia, con regio decreto n. 4460 del 2 dicembre 1860, diede avvio al periodo cd. “luogotenenziale”, storicamente ricompreso tra il 2 dicembre 1860 fino al 31 gennaio 1862, dove si alternarono numerosi Viceré in Sicilia con il titolo di “ Luogotenente Generale del Re nelle Province Siciliane”.
Fu sotto la luogotenenza del gen. Alessandro Della Rovere (14 aprile- 5 settembre 1861) che si diede avvio alla riorganizzazione delle poste attraverso la nomina del Marchese Giuseppe Costantino a capo della Direzione Compartimentale delle Regie Poste di Palermo, nuova denominazione, che, nel frattempo, aveva sostituito quella di matrice borbonica di Amministrazione Generale delle Poste. Nella riorganizzazione voluta dal Marchese Giuseppe Costantino da segnalare, oltre l’estensione dal 1 maggio 1861 dell’utilizzo dei francobolli della IV emissione del Regno di Sardegna e la distribuzione di un nuovo annullo postale di forma circolare per la relativa obliterazione, l’importante circolare del 26 agosto 1861 che decretava l’apertura di 55 nuovi Uffici Postali, tra cui quello dell’Isola di Ustica.

Affrancatura con effige di Vittorio Emanuele II - 30 centesimi cd. “Vittorio riquadrato”(tiratura torinese - emissione 1867) con annullo a datario a piccolo cerchio della tipologia luogotenenziale precedente alla fornitura italiana del 30.5.1868

Il Bollo Tondo – Riquadrato

Il Bollo Tondo – Riquadrato

La distribuzione dei tondo riquadrati a cura dell’amministrazione postale iniziò a far data dal 1luglio 1890. Il nuovo annullo era costituito dalla presenza originariamente di quattro segmenti posizionati su ciascun angolo che determinava la figura geometrica di un quadrato; in seguito i segmenti si ridussero a tre per cui la riquadratura appare ad angoli smussati o arrotondati. All’interno del cerchio, che presentava un diametro di circa 26/27 mm., venivano riportate le seguenti iscrizioni: il nome dell'ufficio postale in alto, lateralmente un fregio, un punto o una stella su ambo le parti (la stella è il fregio riportato nel timbro usticese), in basso tra parentesi il nome della provincia per esteso con la data disposta su tre righe con indicazione del mese in cifre. Ad Ustica la nuova dotazione presumibilmente fu in consegna agli inizi del 1900 purtroppo attualmente seppur la ricerca della prima data è sempre un continuo stimolo nelle nostre ricerche non abbiamo ad oggi indicazioni significative se non a partire dal mese di Settembre 1902.

La cartolina celebrativa dell’inaugurazione del 1899 del monumento al capitano Vito Longo, usticese, Medaglia d’argento al valor militare, caduto a Dogali nel 1877 durante la prima guerra coloniale d’Abissinia, rappresenta, a tutt’oggi, la cartolina più antica usticese.

Il "Divided Back” e Il Colore

Il "Divided Back” e Il Colore

A far data dal 1906 la cartolina postale subisce due importanti cambiamenti:


♦l’introduzione del cosiddetto "
divided back
" che consisteva nel dividere il recto della
cartolina verticalmente in due parti uguali, uno riservato all' indirizzo e all' affrancatura e l’altro lasciato per le comunicazioni del mittente,il tutto a beneficio del verso della cartolina
che restava completamente a disposizione dell' illustrazione;

♦l’introduzione delle tecniche di riproduzione delle immagini e il ricorso all’utilizzo della cromolitografia, favorì la diffusione delle cartoline a colori.
La cartolina che ritrae la Falconiera è uno dei primi esempi delle nuove tecniche applicate.

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News

  • Convegno Archeologia 13/12/16

    Convegno archeologia 13/12/16

    Convegno Archeologia 13/12/16

    Il 13 dicembre 2016 alle h. 15.30 presso il Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” di Palermo, in Piazza Olivella, il convegno

    L’archeologia a USTICA. Stato attuale e prospettive con il seguente programma:

    Introduzione:

    Francesca Spatafora, Direttore Museo Salinas

    Maria Grazia Barraco, Presidente del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

    Interventi:

    Vito Ailara e Giovanni Mannino: La carta archeologica dell’isola di Ustica

    Francesca Spatafora: Lo scavo al Villaggio preistorico dei Faraglioni

    Franco Foresta Martin: Il contributo delle analisi geochimiche sulle ossidiane alla conoscenza degli scambi culturali dell’isola di Ustica in epoca preistorica

    Stefano Vassallo: Ustica tra VII e IV sec. A.C.. Il silenzio archeologico: ipotesi e valutazioni

    Gianfranco Purpura: Ustica subacquea

    Sebastiano Tusa: La Soprintendenza del Mare a Ustica tra ricerca e valorizzazione

    Giuliano Volpe: Un quinquennio di attività archeologiche subacquee a Ustica tra formazione e ricerca

    Gabriella Calascibetta: Il Museo di Ustica tra terra e mare

    Emanuele Tornatore: L’ecomuseo di Ustica tra valorizzazione, comunità locale e sviluppo territoriale

Mostre

  • Il confino politico a Ustica nel 1926-27

    Il confino politico a Ustica nel 1926-27

     Il confino politico a Ustica nel 1926-27 "Immotus nec iners"

    Tra i confinati comuni inviati sull’isola sin dalla sua colonizzazione del 1763 erano sempre stati presenti i “politici”: i nemici dei re e i contestatori degli aumenti delle tasse del periodo borbonico, i patrioti del Risorgimento, i renitenti alla leva del nuovo stato unitario, gli anarchici di fine Ottocento, gli oppositori delle guerre coloniali, i deportati libici.
    Fino al 1926 i politici, rispetto ai coatti comuni, costituivano una minoranza ma con l’approvazione delle leggi “fascistissime” emanate quell’anno la loro presenza diventerà più consistente sino a soppiantare quella dei confinati comuni. Ne transiteranno circa 600, facendone una «selva di campanili».
    Il tentativo di emarginazione e di “espulsione” dalla società attiva voluto dal regime attraverso il confino finì però per essere occasione di incontro, discussione e confronto fra i politici di ogni ideologia ed estrazione sociale, una vera e propria convention dell’opposizione. Il confino fu, infatti, una fondamentale esperienza costruttiva. La convivenza forzata fra persone di cultura, di idee politiche, di classe, di religione diverse, che forse non si sarebbero mai neppure incontrate, finirà, infatti, con il porre le basi della grande alleanza antifascista che, iniziata nelle carceri e nei luoghi di relegazione del regime, contribuì alla crescita dello spirito democratico nel Paese: un vero e proprio laboratorio di formazione politica e civica.
    Tra lo stupore degli isolani e l’insicurezza degli agenti di polizia Gramsci e Bordiga, arrivati nei primi del dicembre 1926, impiantano una scuola e poi i confinati politici organizzano la vita sociale: biblioteca pubblica, mense, spacci, attività sportive (calcio, bocce, water-polo), assistenza nella prima sistemazione e altro.
    Questo modello di vita confinaria originale e straordinario è un vero controsenso che testimonia quanto il regime abbia sottovalutato le conseguenze della scelta del confino politico: un vero e proprio boomerang, in quanto luogo di aggregazione e di formazione delle coscienze dell’antifascismo. Allorquando, tardivamente, il regime ne prenderà coscienza, inventerà l’esistenza di un complotto a fini eversivi con la complicità di stati stranieri per smantellare la colonia usticese trasferendo i confinati a Ponza e a Lipari, dove alcune di queste iniziative vennero riproposte, anche se queste subiranno eccessi di limitazione e di controllo poliziesco.
    Il rapporto della popolazione locale con i confinati politici è eccellente: alcuni Usticesi ospitano i politici nelle loro case e ne subiscono l’influenza. I giovani sono affascinati dalle intelligenze e le ragazze incontrano amori non contestati dai familiari.
    Questa mostra si propone di recuperare alla memoria collettiva e di restituire alle giovani generazioni alcuni frammenti di una pagina importante della nostra storia locale e nazionale, com’è, appunto, quella del confino di polizia dell’epoca fascista: una vicenda contrassegnata da forti passioni e da grandi ideali e che può anche essere il racconto di tante vite spezzate solo per affermare un diritto, diremmo quasi sacro, qual è quello della libertà di pensiero.
    Le fotografie provenienti da archivi pubblici e privati, i documenti e le testimonianze scritte dai protagonisti di quella singolare vicenda, pur nella loro incompletezza, ci permettono di conoscere meglio, attraverso una ricostruzione cronologica e tematica, i luoghi, i personaggi, gli eventi, i momenti e le atmosfere della vita confinaria a Ustica negli anni Venti, nonché alcuni aspetti del contesto ‘fisico’ e sociale isolano in cui essa si venne ad inserire. Un microcosmo, cioè, che era, in quegli anni, improvvisamente diventato quella sorta di laboratorio politico e culturale. Vengono riproposti i volti, le testimonianze e, più in generale, la particolare e intensa esperienza, politica e umana insieme, che i documenti a nostra disposizione hanno reso possibile. Uomini e donne, quelli del confino antifascista e delle carceri del regime, molti dei quali riverseranno unitariamente il loro straordinario patrimonio politico e ideale, maturato anche attraverso l’esperienza narrata dalla mostra, nella lotta di Liberazione e nella vita dell’Italia repubblicana.

    Mario Genco, Il “museo” delle storie quotidiane

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