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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Bibliografia Storia

Filangeri- Messina, 2005

Filangeri- Messina, 2005

Filangeri Camillo, Messina Marcello, Pagine per Ustica, Archivio Storico Siciliano, serie IV - vol. XXXI, 2005, Palermo 2005, pp. 285-308

Accurata ricognizione di regesti e documenti sull’isola di Ustica dal Medievo al 1762 rintracciati nell’Archivio Storico Diocesano di Palermo

Ludovico Salvatore d'Asburgo, 1898

Ludovico Salvatore d'Asburgo, 1898

Ludwig Salvator von Asburg, Ustica, Druck und Verlag Von Heiner, Praga, 1898

approfondimenti: http://centrostudiustica.it/images/PDF/pdf-copertine-rivista-lettera/Lettera-N.-6-Anno-II-Dicembre-2000/L6_L.S.dAsburgo_Raffa.pdf

Tranchina Giuseppe, 1982

Tranchina Giuseppe, 1982

 

Tranchina Giuseppe, L'isola di Ustica, parte I e parte II, ristampa ed. Giada, 1982

Bibliografia storia

Bibliografia storia

Filangeri Camillo, Messina Marcello, Pagine per Ustica, Archivio Storico Siciliano, serie IV - vol. XXXI, 2005, Palermo 2005

Ludwig Salvator von Asburg,Ustica, Druck und Verlag Von Heiner, Praga, 1898

Losacco Ugo, la toponomastica dell'isola di Ustica, in «L'Universo» a. LXII, Istituto Geografico Militare, Firenze, 1982

Tranchina Giuseppe, L'isola di Ustica, parte I e parte II, ristampa ed. Giada, 1982

Tranchina Giuseppe, L'isola di Ustica dal MDCCLX sino ai giorni nostri, parte II, Palermo, 1886

Tranchina Giuseppe, L'isola di Ustica dal MDCCLX sino ai giorni nostri, parte I, Palermo, 1885

Trasselli Carmelo, Il popolamento dell'isola di Ustica nel secolo XVIII, ed. Sciascia, Caltanissetta,1966

 

Tranchina Giuseppe, 1886

Tranchina Giuseppe, 1886

 

Tranchina Giuseppe, L'isola di Ustica dal MDCCLX sino ai giorni nostri, parte II, Palermo, 1886

Nel volume vengono narrate le vicende amministrative dell'isola dall'elezione del sindaco del 1820 sino al 1886.

Tranchina Giuseppe, 1885

Tranchina Giuseppe, 1885

 

Tranchina Giuseppe, L'isola di Ustica dal MDCCLX sino ai giorni nostri, parte I, Palermo, 1885

Nel volumen, dopo una sommaria ricostruzione dell vicende dell'isola precedenti alla colonizzazione dellla seconda metà del Settecento voluta dai Borbone sino al 1820.

Trasselli Carmelo, 1966

Trasselli Carmelo, 1966

Trasselli Carmelo, Il popolamento dell'isola di Ustica nel secolo XVIII, ed. Sciascia, Caltanissetta,1966

Interessante documentata ricostruzione delle vicende dei primi dalla colonizzazione del 1763 al 1771, anno della erezione dell'isola a universitas autonoma.

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News

  • Escursione Orto Botanico di Palermo

    Escursione Orto Botanico di Palermo

    Qualche scatto dell'escursione all'orto Botanico di Palermo, svolta a febbraio 2025 con un vivace gruppo di soci e simpatizzanti del Centro Studi di Ustica.

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    Guida d'eccezione il professore Alfredo Carratello, botanico e innamorato dell'isola, che ha realizzato un erbario delle specie botaniche presenti ad Ustica, adesso in restauro presso l'orto Botanico. Il professore ha esposto la storia e la ricchezza dell'orto botanico e guidato alla scoperta del mondo degli erbari.

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Mostre

  • La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica dell’usticese Bruno Campolo

    La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica La Pistata delle lenticchie è stata esposta a Ustica nei locali del Fosso nel 2001. Autore delle foto è l’usticese Bruno Campolo, che con la sua passione per la fotografia e per la sua isola natia si è reso testimone attento a cogliere gli ultimi documenti della vita contadina, ora in profonda trasformazione tecnica, contribuendo a salvarne la memoria; autori dei testi sono Nicola Longo, socio fondatore del Centro Studi, agronomo usticese, e la figlia Margherita, titolari di un’azienda agricola specializzata nella produzione di lenticchie. I sessantaquattro pannelli della mostra hanno voluto essere un omaggio ed un segno di gratitudine alla civiltà contadina usticese. Con essa si è voluto proporre al pubblico il valore antropologico e culturale di un rapporto speciale tra l’uomo e la terra ed un documento fedele ed efficace per non disperdere nell’oblìo la tecnica di coltivazione della lenticchia di Ustica.

    Nel contempo si è voluto anche dare risalto ad un alimento un tempo fondamentale nella dieta dei nostri contadini e ad un legume molto richiesto nel mercato, ed esportato con successo: un prodotto, quindi, di grande valenza economica per gli isolani. La pistata, operazione conclusiva del ciclo lavorativo della coltivazione del legume, consiste nella frantumazione all'interno dell'aia dei piccoli baccelli e dell'intera pianta ormai essiccata, nonché nella successivaspagghiata al vento per la separazione della paglia dalle lenticchie ed infine nella cirnutacon l'apposito grande setaccio circolare detto crivu. La lenticchia di Ustica (Lens culinaris Medik) è coltivata nell’isola fin dai tempi della sua colonizzazione. Il suo pregio è dovuto alla natura del terreno vulcanico ed alle sue piccolissime dimensioni, oltre che alla tenerezza, al gusto intenso ed al profumo nella fase di cottura. Seminata tra dicembre e gennaio con l’aiuto di un asino e di un aratro di ferro, la lenticchia necessita di cure particolari.

    Con piccole zappette (zappudda) viene eseguita in marzo la zappuliataper eliminare le erbe infestanti: un’operazione faticosa fatta in gruppo secondo una vecchia usanza di cooperazione (aiutu p’aiutu). Le piante di lenticchie si raccolgono con molta cura nella prima metà di giugno estirpandole manualmente nelle primissime ore mattutine o, addirittura, nelle notti di luna piena, quando i baccelli ancora umidi per la rugiada trattengono il seme e restano attaccati alla pianta. Essiccate al sole (caliàte), le pianticelle vengono sparse nell’aia per essere schiacciate (ammansate) da asini spronati a correre al suo interno. Agli asini subentrano le mucche che, appaiate con un giogo, trascinano la pietra di pistariper la rottura dei baccelli. Quando i baccelli sono tutti rotti, ha inizio la spagghiata per separare il legume dalla paglia sfruttando il vento, né lieve perchè altrimenti non avverrebbe la separazione della paglia, né forte, perché porterebbe via anche il legume.

    La spagghiàta coinvolge più addetti che, governando con maestria il tridente di legno, sollevano in alto lenticchie e paglia per espellere quest’ultima fuori dell’aia. Segue la paliàta, utilizzando una pala di legno al posto del tridente, per ultimare, sempre con la forza del vento, la separazione degli ultimi residui di paglia (annittata). Così si va formando al centro dell’aia il mucchio di lenticchie, ilmunzeddu. Indi l’aia viene accuratamente ripulita con piccole scope (scupitti) fatte con piante secche di lino. Nessun seme di lenticchia deve andare disperso. Non appena il munzeddu, simbolo e segno di un traguardo raggiunto, è costituito, compare nell'aia il cernitore (cirnituri) con un setaccio rotondo di pelle d’asino di un metro di diametro (crivu), che viene appeso ad un treppiedi (triangulu). La delicata fase della cernita (cirnùta) porterà ad ottenere lenticchie pronte da insaccare. La pistata, tecnica utilizzata anche per il grano, l’orzo, le fave e altri legumi, è ora soppiantata da nuove tecnologie ed è caduta in disuso. Anche per questo la mostra quindi assume il valore di un documento di particolare importanza per la tutela della memoria storica del lavoro contadino usticese.


    Per approfondimenti leggere gli articoli:
    * La Pistata delle lenticchie, di Nicola e Margherita Longo, in “Lettera” n. 13-14 aprile-agosto 2003.

     MO Pistata 12

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