• HomeHome
  • Rivista "Lettera"Rivista "Lettera"
  • DipartimentiDipartimenti
    • Confino PoliticoConfino Politico
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • ArcheologiaArcheologia
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • StoriaStoria
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • EmigrazioniEmigrazioni
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • GeologiaGeologia
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • NaturaNatura
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • TradizioniTradizioni
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • ToponomasticaToponomastica
      • Fototeca
      • Bibliografia
    • Altri ArgomentiAltri Argomenti
      • Fototeca
      • Bibliografia
  • ArchiviArchivi
    • Fototeca
    • Emeroteca
    • Cartografia
    • Cartofilia postale
    • Documenti
    • Filmati
    • Bibliografia
  • AttivitàAttività
    • Ricerche
    • Didattica
    • Stampe
    • Marcofilia
    • I Nostri Libri
    • Conferenze
    • Visite Guidate
    • Le nostre cartoline
    • Appuntamenti
  • MostreMostre
  • ContattiContatti
Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Emeroteca Ustica

Il ritorno di Gramsci a Ustica

Il ritorno di Gramsci a Ustica

 Articoli e testimonianze "Il ritorno di Gramsci a Ustica" 

Corriere della Sera del 16/02/1997

Geostar

Corriere della Sera del 16/02/1997

L’articolo illustra la missione scientifica di GEOSTAR il prototipo di una stazione subacquea calato, nel 2000, nel basso Tirreno, in prossimità di Ustica, a oltre 2000 metri di profondità. GEOSTAR è dotato di sofisticata apparecchiatura scientifica per acquisire importanti informazioni sulla crosta terrestre e sui fondali marini. Ustica è stata coinvolta in questa interessante esperienza scientifica ospitando una postazione collocata al Faro Omo Morto da cui venivano rimbalzati i dati raccolti a un satellite che a sua volta li trasmetteva al centro di raccolta dell’INGV. (AV)

Cfr. Foresta Martin Francesco, Geostar nella piana abissale di Ustica, in «Lettera» n. 5, 2000, p. 32

 

(EM_0001)

Louis Prima su La Repubblica

Louis Prima su La Repubblica

La Repubblica del 18/08/2015

Festa dello Statuto

Festa dello Statuto

La foto ritrae in posa nelle uniformi di ordinanza la 2° Compagnia del 62° Fanteria di stanza nell’Isola di Ustica in uno spiazzo appositamente addobbato per festeggiare con un pranzo speciale a Festa dello Statuto.
La Festa dello Statuto risale al 5 maggio 1851 e veniva celebrata nel Regno di Piemonte, la prima domenica di giugno; era una ricorrenza nazionale e civile, istituita dai Savoia per ricordare la concessione di alcune garanzie costituzionali ad opera di re Carlo Alberto. La legge 5 maggio 1861 la surrogò con la festa nazionale celebrativa dell'Unità raggiunta con la costituzione Regno d’Italia.

L'Ora 20 agosto 1935: Gita ad Ustica

L'Ora 20 agosto 1935: Gita ad Ustica

La pubblicità di una gita ad Ustica nel giornale “L’Ora” di Palermo del 1935 con il dettagliato programma riservato ai turisti ricco di escursioni, di intrattenimento. L’isola era diventata una meta di gite organizzate con l’avvento del vapore. La prima gita di cui si ha notizia è stata organizzata dalla compagnia Ignazio Florio nel 1842 per promuovere la nuova nave Palermo destinata ai collegamenti tra Napoli e Palermo.

Il Domicilio Coatto ed Il Confino Politico

Il Domicilio Coatto ed Il Confino Politico

Già nel 1763, all’avvio della colonizzazione, i Borbone mandarono ai lavori forzati di Ustica quaranta “sterrati” (ex terra, relegati) per la costruzione delle fortificazioni, segnando così il destino dell’isola, che resterà terra di confino per due secoli, fino all’ottobre 1961. Ai confinati comuni spesso si aggiunsero ben presto i “politici”: contestatori dei Borbone, patrioti del Risorgimento, anarchici di fine Ottocento, oppositori delle guerre coloniali, uomini della resistenza libica. Il confino di Ustica assunse connotazioni diverse tra il ‘26 ed il ‘28 quando l’isola fu sgombrata dai coatti per far posto ai politici antifascisti, tra cui vogliamo ricordare Gramsci, Amadeo Bordiga, Ernesto Schiavello, Fabrizio Maffi, Alfredo Tucci, Giuseppe Scalarini, Giuseppe Romita, Riccardo Bauer, Giuseppe Massarenti, Ferruccio Parri, Mario Angeloni, Riccardo Bauer, i fratelli Carlo e Nello Rosselli.       I confinati furono protagonisti di tentativi di fuga dall’isola: questa fuga, di cui riferisce “La Tribuna Illustrata della Domenica”, è l'unica riuscita e, sicuramente, la più curiosa.

1906: Gli Usticesi in fuga per terremoti

1906: Gli Usticesi in fuga per terremoti

1906: Gli Usticesi in fuga per terremoti

Nella primavera del 1906 Ustica fu colpita da una fitta sequenza di scosse di terremoto accompagnate da boati, rombi e scariche elettromagnetiche tali da provocare crolli e lesioni in decine di abitazioni private e di edifici pubblici, suscitando panico fra gli abitanti e l’affollata colonia di confinati presenti nell’isola. Per il timore di una catastrofe naturale che avrebbe potuto squassare l’intera isoletta, sostenuta da scienziati, il Prefetto decise di evacuare l’isola, trasferendo a Palermo la quasi totalità gli abitanti e i confinati. La notizia fece scalpore e molte testate italiane ed estere la raccolsero e tra queste anche la Tribuna Illustrata che il 15 aprile 1906 che, oltre a un servizio nelle pagine interne, dedicò all’evento la copertina accompagnata dal seguente testo: «La piccola isola di Ustica è da parecchi giorni in preda a continue scosse di terremoto. La settimana scorsa, durante un’orribile giornata, la popolazione che ancora non aveva abbandonata l’isola, si precipitava atterrita, con le povere masserizie sulle spalle, verso la spiaggia del mare, dove era ancorato un piroscafo, il Tirso. Il suolo tremava sotto i loro piedi. La nostra prima pagina a colori illustra appunto la dolora e drammatica fuga di quegli infelici, nati e vissuti sempre nell’isola, che ora, atterriti e dolenti, con la morte nell’anima e lo spettro dell’ignoto e della miseria dinanzi agli occhi, hanno dovuto abbandonare, che il tema che il mare finisca con l’inghiottirla. Ora il paese è desolato; anche i coatti sono stati trasportati nei vari penitenziari della Sicilia e nell’isola non rimangono che pochi pescatori e qualche contadino che guarda il bestiame. Oltre alla pagina a colori, pubblichiamo a pag. 231 una veduta del paese e un’istantanea eseguita al momento della partenza dei coatti».
Sta_10

Approfondimenti
Franco Foresta Martin, 1906: Gli Usticesi in fuga per terremoti a raffica, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 19-20 aprile-agosto 2005.
Vito Ailara, I sovrani a Ustica per confortare gli isolani dopo il terremoto, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 21-22, dic 2005-apr 2006
Vito Ailara, The King and Queen in Ustica to comfort the islanders after the earthquake, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 21-22, dic 2005-apr 2006
Franco Foresta Martin, Geppi Calcara, Vito Ailara, Ustica s’inabisserà? Cronistoria della sequenza sismica che causò l’abbandono dell’Isola, Ed. Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, collana Le Ossidiante, 2011

Il Brigantino Elisa a Boston

Il Brigantino Elisa a Boston

Il giornale “The Atlas Boston” documenta con dovizi e di particolari l’approdo nel porto della città del brigantino Elisa della Compagnia della famiglia Ingham. Al suo comando era l’usticese Vincenzo Di Bartolo (1802-1849) che il 28 ottobre 1838 era partito alla volta di Sumatra per un carico del prezioso pepe nero. Diretto a Boston per scaricare “generi indigeni” fu sorpreso da una tempesta da cui il bastimento ne uscì gravemente danneggiato e il Di Bartolo con una frattura alla scopola sinistra. Da Boston ripartì alla volta di Sumatra dove giunse doppiando il Capo di Buona Speranza e, dopo aver superato tempeste e grandi avversità, rientrò nel porto di Palermo la notte del 15 dicembre 1939, dopo una navigazione lunga 1 anno 1 mese e 17 giorni. Fu, questa, un’impresa eccezionale perché il Di Bartolo aveva effettuato il lungo viaggio, aprendo nuove rotte commerciali per il Regno delle Due Sicilie, senza la conoscenza delle informazioni da tempo acquisite (e considerate segreti inviolabili) dalle altre marinerie che detenevano il monopolio delle rotte oceaniche. Per questi meriti ebbe grandi onori: la nomina di Alfiere di Vascello, il diploma di Cavaliere e una Medaglia d’oro al Valor Civile.

 

Per approfondimenti confronta gli articoli:
* Il capitano delle tre isole
di Salvatore Mozzarella, pubblicato in “Lettera” n
. 2 settembre 1999
* Vincenzo Di Bartolo nei ricordi di famiglia
, di Vito Ailara pubblicato in “Lettera” n. 11-12 l
uglio-
dicembre 2002.

‹ ›

Pagina 1 di 2

  • 1
  • 2
  • Fototeca
  • Emeroteca
  • Cartografia
  • Cartofilia postale
  • Documenti
  • Filmati
  • Bibliografia

News

  • 12/08/2015

    Un mare di stelle. Osservazioni con F.Foresta Martin

    12/08/2015

    Appuntamento alle ore 22 di oggi a Villa Iorio ai Quattro Venti in Contrada Crocevia. Franco Foresta Martin guiderà l’osservazione delle stelle. Coordinamento di Ino Argento

    Approfondimento di Mario Oddo nel nostro profilo facebook

Mostre

  • L'Isola dei Vulcani

    Una raccolta di opere proveniente dal Museo Mormino di Villa Zito

    L'Isola dei Vulcani

    Una raccolta di rare e pregevoli opere pittoriche e bibliografiche, proveniente dal patrimonio storico-artistico del Museo Ignazio Mormino di Villa Zito a Palermo (Fondazione Banco di Sicilia), compone la mostra “L’Isola dei vulcani” esposta nel 2006 nei locali del vecchio Municipio.

    Cinquanta le opere esposte fra incisioni, gouaches e volumi illustrati che mettono ampiamente in risalto il fascino ed il mito che le eruzioni vulcaniche hanno sempre destato. Nella seconda metà del Settecento le scoperte archeologiche degli scavi di Ercolano e Pompei, la descrizione dei templi di Paestum fatta da Winckelmann, la serie delle incisioni che li illustravano eseguite da Gian Battista Piranesi, l’impossibilità di visitare la Grecia liberamente in quanto in mano all’Impero ottomano, la grande produzione di studi sulla Sicilia greca e l’evoluzione del gusto che vedeva nell’arte dell’antichità classica i modelli di una perfezione che bisognava instaurare nel mondo, spinsero molti poeti, pittori, nonché aristocratici e facoltosi borghesi ad affrontare il viaggio in Sicilia. Le rivelazioni dei viaggiatori, naturalisti e vulcanologi, ispirati dal razionalismo illuminista, da Patrick Brydone a William Hamilton, dal Compte de Borch a Déodat de Dolomieu, da Lazzaro Spallanzani a J. A. de Gourbillon, sulle ascensioni dell’Etna e dei vulcani delle Eolie, e le descrizioni del paesaggio, delle grandiosi eruzioni e dei fenomeni vulcanologici, alimentano un richiamo irresistibile per studiosi, geologi o eruditi alla ricerca dell’emozione e dell’avventura. Le immagini che maggiormente caratterizzano questa esposizione sui vulcani in Sicilia sono quelle delle opere pittoriche a la gouache, tecnica molto diffusa a Napoli nel vedutismo dei primi anni della Scuola di Posillipo tra Settecento e Ottocento e che riscuote successo anche in Sicilia quando le vicende storiche costringono la corte borbonica a trasferirsi da Napoli a Palermo.

    Non meno rilevanti sono il segno grafico e la forza espressiva che si ritrovano nelle vedute incise, come nelle acquetinte dei crateri in eruzione di Stromboli e di Vulcano mutuate da opere di Luigi Mayer; nelle rare acqueforti seicentesche che riprendono i crateri dell’Etna in eruzione, come nell’incisione a bulino di Franz Huys del 1632 Freti siculi sive Mamertini vulgo il faro…, ripresa da un’incisione di Pieter Brueghel, che compie un viaggio in Sicilia tra il 1552 e il 1556; nell’originale veduta dell’isola Ferdinandea sorta nel canale di Sicilia da attività vulcaniche sottomarine; nelle raffinate piccole acquetinte tratte dal resoconto di viaggio di J. B. Cockburn pubblicato nel 1815, nonché nelle vedute e carte geografiche che riguardano Ustica, anch’essa isola di origine vulcanica. In mostra erano inoltre presenti tredici volumi di grande interesse storico e iconografico quali, fra i più rilevanti, Campi Phlegrei, ou observation sur les volcans des Deux Sicilies di William Hamilton, pubblicato a Parigi nel 1799, le cui tavole comprendono 76 vedute, tutte colorate a mano all’acquerello e alla gouache, che illustrano i vulcani dell’Italia meridionale ed insulare, le più importanti coeve eruzioni; i due Voyage pittoresque des isles de Sicilie… di Jean Houel e di Richard de Saint-Non-Dominique Vivant Denon, pubblicati rispettivamente a Parigi tra il 1771 ed il 1787 e tra il 1781 e il 1786, nonché l’opera Die Liparischen Inselndi Ludovico Salvatore Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, comprendente otto volumi per le sette isole Eolie e un volume interamente dedicato a Ustica, pubblicati a Praga da Heinr Mercy Sohn tra il 1893 e il 1898.

    Nel centenario della lunga sequenza sismica che colpì Ustica nel 1906, e che portò alla completa evacuazione della popolazione dell’isola tra marzo e aprile dello stesso anno per il timore di una ripresa dell’attività eruttiva, L’Isola dei vulcani ha voluto rappresentare anche un momento di studio e riflessione sulla difficile convivenza dell’uomo con le forze della natura.


    Per approfondimenti leggere l’articolo:
    * Francesco Buccheri, L’ Isola dei Vulcani, in Lettera n. 23-24 maggio-dicembre 2006.

    MO IsolaVulcani 03 Eruzione del Monte Etna in Sicilia Napoli 1807 Anonino

    MO IsolaVulcani 07 Etna 1830 Anonimo

    MO Isola dei vulcani

  • Confino Politico
  • Fototeca
  • Toponomastica
  • Il Centro StudiIl Centro Studi
  • SedeSede
  • StatutoStatuto
  • OrganiOrgani
  • AssociarsiAssociarsi
  • Collaboriamo conCollaboriamo con
  • Come CollaborareCome Collaborare
  • SHOP LibroSHOP Libro
  • NewsNews
  • CookieCookie
  • PrivacyPrivacy

Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica | Associaizone Culturale
C.F. 97134060827 - P.IVA IT05257290824
Cortile Calderaro, 1 - Palermo

Copyright © 2025 Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica. Tutti i diritti riservati. Realizzato da Visioni - We Network strategie per il web marketing e new media company.

TPL_PROTOSTAR_BACKTOTOP