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Continua il progetto Didattico con l'istituto Comprensivo di Ustica con la visita del dissalatore con la 2^ Media. Grazie alla Direzione e del personale addetto al dissalatore i ragazzi hanno mostrato molto interesse nel conoscere il ciclo che trae dal mare l’acqua potabile. Gli addetti all’impianto hanno spiegato tutto il processo di dissalazione, dalla presa dell’acqua marina, il sistema di osmosi inversa e la potabilizzazione dell’acqua dissalata e la immissione nel cisternone comunale. L’occasione è stata utilizzata anche per illustrare il sistema “per evaporazione” in uso col precedente impianto e gli sforzi fatti per ridurre l’impiego di carburanti fossili e quindi l’inquinamento. Dopo la visita incontro in classe per percorrere a ritroso le difficoltà dell’approvvigionamento idrico delle popolazioni che nel passato hanno vissuto sull’isola.
Per proseguire con la 3^ Media è stata fatta visita alla centrale elettrica D’Anna e Bonaccorsi. Ha guidato la visita l’ing. Giuseppe Gucciardi che ha illustrato agli studenti i sistemi di produzione e di distribuzione, i metodi di controllo dell’efficienza di ogni parte dell’impianto, il sistema di depurazione dei fumi, il rispetto delle norme di sicurezza. I ragazzi sono stati particolarmente interessati dal pannello di controllo della produzione e della distribuzione dell’energia e dalle modalità di intervento in caso di anomalie. In aula è seguito un approfondimento per illustrare i metodi di illuminazione in uso dalla preistoria ai giorni nostri e il lungo percorso che ha portato all’impianto della centrale nel 1933 e il grande sforzo innovativo per raggiungere l’efficienza odierna.
Un grande ringraziamento alla Direzione del dissalatore e della ditta D’Anna e Bonaccorsi per l’ospitalità e al un plauso al personale che hanno illustrato con competenza e chiarezza ogni aspetto del complesso sistema di produzione e distribuzione. Per il Centro Studi hanno curato l’iniziativa Margherita Longo, Vittoria Salerno, Giovanni Tranchina e il presidente Vito Ailara.
Una raccolta di rare e pregevoli opere pittoriche e bibliografiche, proveniente dal patrimonio storico-artistico del Museo Ignazio Mormino di Villa Zito a Palermo (Fondazione Banco di Sicilia), compone la mostra “L’Isola dei vulcani” esposta nel 2006 nei locali del vecchio Municipio.
Cinquanta le opere esposte fra incisioni, gouaches e volumi illustrati che mettono ampiamente in risalto il fascino ed il mito che le eruzioni vulcaniche hanno sempre destato. Nella seconda metà del Settecento le scoperte archeologiche degli scavi di Ercolano e Pompei, la descrizione dei templi di Paestum fatta da Winckelmann, la serie delle incisioni che li illustravano eseguite da Gian Battista Piranesi, l’impossibilità di visitare la Grecia liberamente in quanto in mano all’Impero ottomano, la grande produzione di studi sulla Sicilia greca e l’evoluzione del gusto che vedeva nell’arte dell’antichità classica i modelli di una perfezione che bisognava instaurare nel mondo, spinsero molti poeti, pittori, nonché aristocratici e facoltosi borghesi ad affrontare il viaggio in Sicilia. Le rivelazioni dei viaggiatori, naturalisti e vulcanologi, ispirati dal razionalismo illuminista, da Patrick Brydone a William Hamilton, dal Compte de Borch a Déodat de Dolomieu, da Lazzaro Spallanzani a J. A. de Gourbillon, sulle ascensioni dell’Etna e dei vulcani delle Eolie, e le descrizioni del paesaggio, delle grandiosi eruzioni e dei fenomeni vulcanologici, alimentano un richiamo irresistibile per studiosi, geologi o eruditi alla ricerca dell’emozione e dell’avventura. Le immagini che maggiormente caratterizzano questa esposizione sui vulcani in Sicilia sono quelle delle opere pittoriche a la gouache, tecnica molto diffusa a Napoli nel vedutismo dei primi anni della Scuola di Posillipo tra Settecento e Ottocento e che riscuote successo anche in Sicilia quando le vicende storiche costringono la corte borbonica a trasferirsi da Napoli a Palermo.
Non meno rilevanti sono il segno grafico e la forza espressiva che si ritrovano nelle vedute incise, come nelle acquetinte dei crateri in eruzione di Stromboli e di Vulcano mutuate da opere di Luigi Mayer; nelle rare acqueforti seicentesche che riprendono i crateri dell’Etna in eruzione, come nell’incisione a bulino di Franz Huys del 1632 Freti siculi sive Mamertini vulgo il faro…, ripresa da un’incisione di Pieter Brueghel, che compie un viaggio in Sicilia tra il 1552 e il 1556; nell’originale veduta dell’isola Ferdinandea sorta nel canale di Sicilia da attività vulcaniche sottomarine; nelle raffinate piccole acquetinte tratte dal resoconto di viaggio di J. B. Cockburn pubblicato nel 1815, nonché nelle vedute e carte geografiche che riguardano Ustica, anch’essa isola di origine vulcanica. In mostra erano inoltre presenti tredici volumi di grande interesse storico e iconografico quali, fra i più rilevanti, Campi Phlegrei, ou observation sur les volcans des Deux Sicilies di William Hamilton, pubblicato a Parigi nel 1799, le cui tavole comprendono 76 vedute, tutte colorate a mano all’acquerello e alla gouache, che illustrano i vulcani dell’Italia meridionale ed insulare, le più importanti coeve eruzioni; i due Voyage pittoresque des isles de Sicilie… di Jean Houel e di Richard de Saint-Non-Dominique Vivant Denon, pubblicati rispettivamente a Parigi tra il 1771 ed il 1787 e tra il 1781 e il 1786, nonché l’opera Die Liparischen Inselndi Ludovico Salvatore Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, comprendente otto volumi per le sette isole Eolie e un volume interamente dedicato a Ustica, pubblicati a Praga da Heinr Mercy Sohn tra il 1893 e il 1898.
Nel centenario della lunga sequenza sismica che colpì Ustica nel 1906, e che portò alla completa evacuazione della popolazione dell’isola tra marzo e aprile dello stesso anno per il timore di una ripresa dell’attività eruttiva, L’Isola dei vulcani ha voluto rappresentare anche un momento di studio e riflessione sulla difficile convivenza dell’uomo con le forze della natura.
Per approfondimenti leggere l’articolo:
* Francesco Buccheri, L’ Isola dei Vulcani, in Lettera n. 23-24 maggio-dicembre 2006.