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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Filmati isola di Ustica

2013

Didattica: il vulcano

2013

Didattica alle Scuole Elementari: il vulcano

https://www.facebook.com/276510925697582/videos/631113070237364/

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News

  • Programma attività Luglio 2024

     

    La sede del Centro Studi e Documentazione isola di Ustica, in Via Refugio 29, è aperta e visitabile da lunedi a sabato dalle 16,00 alle 20,00 

    Programma attività Luglio 2024

    Mostra delle ceramiche

    Presso la sede del Centro Studi è allestita la Mostra delle ceramiche usticesi.

     coordinamento: Giacomo Lo Schiavo e Daniela Bilello

    Mostra della Civiltà Contadina e Marinara

    Presso l’azienda agricola Hibiscus in C.da Tramontana

    Apertura dalle 16,00 alle 20,00 tranne la domenica

    Coordinamento: Margherita Longo

     
    11 luglio h. 16.30 
     
     Visita della grotta Vinci

    Riservata ai soci previa prenotazione presso sede del Centro Studi

    Ammessa partecipazione con mezzi propri

    Partenza da Cala Santa Maria

    Coordinamento: Giacomo Lo Schiavo

    18  luglio  h. 22.00    

    Scintille, elettroni, evviva Marconi!

    Esperimenti per piccini e per grandi nel 150° anniversario della nascita dell’inventore della radio e premio Nobel per la Fisica. Una serata dedicata alla scienza a cura di Franco Foresta Martin. Terrazza del Centro Studi Via Refugio, 29 

    coordinamento: Giacomo Lo Schiavo

    20 luglio h. 19.00

    Ustica sott'acqua '20-'24. Inaugurazione della mostra fotografica di Bruno Pitruzzella presso la terrazza Centro Studi Via Refugio, 29

    Coordinamento: Annalisa Patania

    la mostra sarà visitabile nei giorni:

    21-31 luglio da Lunedì a Sabato 16.00 -20.00

    26, 29 e 31 luglio anche 22.00 - 24.00.

    26  luglio h. 21.45     

    Through the lens. Proiezione del documentario di Claudia Speciale e Costanza La Bruna. Introduzione e presentazione con Claudia Speciale.  Terrazza del Centro Studi Via Refugio, 29.Terrazza del Centro Studi Via Refugio 29 

    Coordinamento: Annalisa Patania

    29 luglio 21.45
     
    La fortificazione del Villaggio dei Faraglioni di Ustica nel quadro dei villaggi fortificati siciliani dell’Età del Bronzo Relatrice: dott.ssa Francesca Spatafora.
    Terrazza del Centro Studi Via Refugio, 29.
     
    coordinamento Vito Ailara
     
    31 luglio 21.45
     
    Un mare di musica, saggio a cura di Alessia Marinelli e dei suoi allievi.
     
    coordinamento Vittoria Salerno
    Terrazza del Centro Studi Via Refugio, 29.

Mostre

  • La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica dell’usticese Bruno Campolo

    La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica La Pistata delle lenticchie è stata esposta a Ustica nei locali del Fosso nel 2001. Autore delle foto è l’usticese Bruno Campolo, che con la sua passione per la fotografia e per la sua isola natia si è reso testimone attento a cogliere gli ultimi documenti della vita contadina, ora in profonda trasformazione tecnica, contribuendo a salvarne la memoria; autori dei testi sono Nicola Longo, socio fondatore del Centro Studi, agronomo usticese, e la figlia Margherita, titolari di un’azienda agricola specializzata nella produzione di lenticchie. I sessantaquattro pannelli della mostra hanno voluto essere un omaggio ed un segno di gratitudine alla civiltà contadina usticese. Con essa si è voluto proporre al pubblico il valore antropologico e culturale di un rapporto speciale tra l’uomo e la terra ed un documento fedele ed efficace per non disperdere nell’oblìo la tecnica di coltivazione della lenticchia di Ustica.

    Nel contempo si è voluto anche dare risalto ad un alimento un tempo fondamentale nella dieta dei nostri contadini e ad un legume molto richiesto nel mercato, ed esportato con successo: un prodotto, quindi, di grande valenza economica per gli isolani. La pistata, operazione conclusiva del ciclo lavorativo della coltivazione del legume, consiste nella frantumazione all'interno dell'aia dei piccoli baccelli e dell'intera pianta ormai essiccata, nonché nella successivaspagghiata al vento per la separazione della paglia dalle lenticchie ed infine nella cirnutacon l'apposito grande setaccio circolare detto crivu. La lenticchia di Ustica (Lens culinaris Medik) è coltivata nell’isola fin dai tempi della sua colonizzazione. Il suo pregio è dovuto alla natura del terreno vulcanico ed alle sue piccolissime dimensioni, oltre che alla tenerezza, al gusto intenso ed al profumo nella fase di cottura. Seminata tra dicembre e gennaio con l’aiuto di un asino e di un aratro di ferro, la lenticchia necessita di cure particolari.

    Con piccole zappette (zappudda) viene eseguita in marzo la zappuliataper eliminare le erbe infestanti: un’operazione faticosa fatta in gruppo secondo una vecchia usanza di cooperazione (aiutu p’aiutu). Le piante di lenticchie si raccolgono con molta cura nella prima metà di giugno estirpandole manualmente nelle primissime ore mattutine o, addirittura, nelle notti di luna piena, quando i baccelli ancora umidi per la rugiada trattengono il seme e restano attaccati alla pianta. Essiccate al sole (caliàte), le pianticelle vengono sparse nell’aia per essere schiacciate (ammansate) da asini spronati a correre al suo interno. Agli asini subentrano le mucche che, appaiate con un giogo, trascinano la pietra di pistariper la rottura dei baccelli. Quando i baccelli sono tutti rotti, ha inizio la spagghiata per separare il legume dalla paglia sfruttando il vento, né lieve perchè altrimenti non avverrebbe la separazione della paglia, né forte, perché porterebbe via anche il legume.

    La spagghiàta coinvolge più addetti che, governando con maestria il tridente di legno, sollevano in alto lenticchie e paglia per espellere quest’ultima fuori dell’aia. Segue la paliàta, utilizzando una pala di legno al posto del tridente, per ultimare, sempre con la forza del vento, la separazione degli ultimi residui di paglia (annittata). Così si va formando al centro dell’aia il mucchio di lenticchie, ilmunzeddu. Indi l’aia viene accuratamente ripulita con piccole scope (scupitti) fatte con piante secche di lino. Nessun seme di lenticchia deve andare disperso. Non appena il munzeddu, simbolo e segno di un traguardo raggiunto, è costituito, compare nell'aia il cernitore (cirnituri) con un setaccio rotondo di pelle d’asino di un metro di diametro (crivu), che viene appeso ad un treppiedi (triangulu). La delicata fase della cernita (cirnùta) porterà ad ottenere lenticchie pronte da insaccare. La pistata, tecnica utilizzata anche per il grano, l’orzo, le fave e altri legumi, è ora soppiantata da nuove tecnologie ed è caduta in disuso. Anche per questo la mostra quindi assume il valore di un documento di particolare importanza per la tutela della memoria storica del lavoro contadino usticese.


    Per approfondimenti leggere gli articoli:
    * La Pistata delle lenticchie, di Nicola e Margherita Longo, in “Lettera” n. 13-14 aprile-agosto 2003.

     MO Pistata 12

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