2007-10° anniversario costituzione del Centro Studi (1997-2007)
La seconda impronta del 2007 celebra il 10° anniversario della costituzione del Centro Studi avvenuta con atto pubblico il 2 agosto del 1997.
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2007-10° anniversario costituzione del Centro Studi (1997-2007)
La seconda impronta del 2007 celebra il 10° anniversario della costituzione del Centro Studi avvenuta con atto pubblico il 2 agosto del 1997.
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Giorno 9 giugno 2024 ricorreva il centenario dell'assassinio dei fratelli Rosselli.
Era il primo convegno dedicato a Nello Rosselli e si svolgeva alla presenza della figlia Silvia in un vecchio camerone per confinati ora sede del nostro Centro Studi. Silvia, allo svelamento della lapide posta sulla parete della casa abitata dai genitori, disse commossa –lo ricordiamo bene- «Mio papà aveva ventisei anni e la mamma ventidue. Dovettero essere molto felici in questa casa se in quelle condizioni mi concepirono. Questo per me è un ritorno a casa»1.
Nello era arrivato a Ustica il 4 luglio 1927 e dopo aver convissuto qualche giorno con Riccardo Bauer trovò casa per accogliere Maria, sua sposa da sette mesi. Nel suo bel racconto dell’esperienza di confinato A Ustica scritto nel 1932 e pubblicato postumo nel 1946 scriverà: «Era ottobre ormai, ma gli alberi non diventavano rossi perché quelli di piazza eran sempreverdi. […] Si capiva che era l’autunno semplicemente perché rinfrescava e le giornate accorciavano. In un bel mattino d’autunno giunse mia moglie. Io le andai incontro, giù sulla spiaggia […] Mia moglie era in buona salute e molto lieta di vedermi. La condussi nella nostra casetta, e quello che più la stupì fu che il W.C. (naturalmente senza sciacquone) sorgesse in cucina, proprio accanto ai fornelli. Più tardi ci si abitò […] Fu quello un periodo veramente felice della nostra vita»2.
E più avanti: «Passò l’autunno, passò l’inverno. Quando tornarono le rondini, fui posto in libertà. Gli amici vennero a salutarci sino in fondo allo stradone nuovo, e il pastore ci disse: ‘Ringraziate Gesù’. Salimmo sul battello, che faceva l’altalena nel porticciolo, e guardammo il paese. “Cara Ustica, in fondo ti vogliamo un po’ bene” disse mia moglie, e aveva qualche luccicone negli occhi. “Molto bene”, dissi io soffiandomi energicamente il naso»3.
Il 27 gennaio del 1928 Mussolini ne aveva disposto la liberazione.
Tenera e composta la narrazione dell’arrivo della moglie, senza veli il suo distacco dall’isola, come era nella sua sensibilità abituale. Nello tornerà ancora, dopo la fuga del fratello da Lipari, il 7 agosto 1929, presentandosi agli amici, confinati e isolani, dopo i disagi del viaggio, come un «perfetto martire del Risorgimento»4. Ne ripartirà 20 giorni dopo per Ponza dove il confino sarà materialmente e psicologicamente più duro.
Nello a Ustica non incrociò il fratello Carlo perché questi era partito pochi giorni prima del suo arrivo.
Carlo era arrivato il 20 o il 21 maggio 1927. Nell’immediatezza del suo arrivo con linguaggio intenso e partecipato scrive: «Sbarco a Ustica. Un pugno di casette basse, bianchissime, arrampicate su una terra pietrosa e bruciata. Bellezza tragica e nuda: atmosfera greca, civiltà africana. Cadono ferri e catene. Un po’ di massaggio ai polsi, formalità, saluti e poi via in ricognizione per i vicoli sporchi e animatissimi: maiali, galline, cani, pulcini, guardie, confinati, coatti. L’arca di Noè non doveva essere precisamente piacevole»5.
C’è tutto il suo dinamismo ma anche la sua capacità dell’analisi introspettiva: «Eppure, quale ebbrezza strana mi prende? Questo primo giorno di vita usticese è eccitante, mi pare di essere nato una seconda volta. Dopo una lunga prigione, il primo giorno di confino è l’orgia, l’esplosione dell’”io” fisico. […]. Il nostro destino è di perdere in estensione e di guadagnare in intensità. In un giorno noi conquistiamo quello che una vita banale e volgare non darà mai. Anche in prigione, nell’aula della Corte di Assise di Savona, abbiamo toccato punte altrimenti inaccessibili»6.
Gli bastò poco per trovare adeguata sistemazione: avrebbe voluto la casa del prete alla Petriera fuori dal limite, ma si contentò di un «un magnifico belvedere nella piazza principale del paese»7, affacciato sul mare. Vi si insediò con Lorenzo Da Bove e Ferruccio Parri; poi accolse Riccardo Bauer e avviò «una mensa mosca per un pasto quotidiano»8.
Era veramente ebbro per la “libertà” ritrovata: «siamo tutti e quattro leggermente stonati per il brusco passaggio, ma molto contenti. I primissimi giorni mi pareva di sognare e gustavo infinitamente gli infiniti piccoli atti autonomi un tempo quasi incoscienti. Essere padroni di dirigersi a sud-a nord, di prendere un bagno o meno, di fare una piccola spesa, di sbarbificarsi, di dormire, di scrivere, di guardare questo orizzonte immenso non limitato in veruna guisa sono tutte soddisfazioni prelibate che mi sto prendendo a sazietà»9.
Ma giunse presto l’ordine di arresto per partecipare al processo di Savona e dovette assaporare il carcere usticese « dopo una serie di banchetti e bicchierate d’addio, accompagnati da una vera processione di amici, ci siamo presentati alla porta del castello che già difese a suo tempo Ustica dai Saraceni. Ed ora eccoci in una minuscola ma freschissima cella, circondati dalla fraterna attenzione degli amici, in attesa della traduzione straordinaria»10.
Lascerà l’isola il 29 giugno 1927.
Nonostante i disagi della vita materiale, Carlo manterrà un buon ricordo di Ustica: «sento che Nello è sulla via di combinare per la casetta rossa del prete […], una vera delizia. Solo la grande terrazza che gira tutto intorno alla casa rappresenta una risorsa magnifica»11 ; «nella villetta del prete è rimasto un pezzetto del mio cuore»12.
Ne avrà nostalgia ancora nel 1932 quando da Parigi ricordando i suoi compagni di confino scrive alla madre: «Sono secoli che non so nulla di Ferruccio e Carletto. Scrivete loro? E Dabove è tornato a casa? Dio come quel caro mondo è ormai lontano, mentre doveva essere ancora oggi (pensa!) il mio»13.
Il Il Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, nel biennio 2014-2015, ha voluto offrire un’attrattiva speciale ai suoi visitatori: un exhibit che racconta la nascita e l’evoluzione geo-vulcanologica dell’isola, da quando essa cominciò a formarsi come un monte vulcanico sottomarino nel Mare Tirreno, circa un milione di anni fa, fino al suo rassicurante assetto attuale: edificio vulcanico quiescente da decine di migliaia di anni.
Allestita nei locali del Municipio antico, nella piazza principale dell’isola (p.za Capitano V. Longo), la mostra, intitolata Ustica prima dell’Uomo, si compone di pannelli, bacheche con campioni e reperti, postazioni multimediali e strumenti che accompagnano il visitatore attraverso i principali eventi geo-vulcanologici dell’isola.
Seguendo la “freccia del tempo”, da una postazione all’altra, il visitatore può assistere idealmente all’apertura delle profonde fratture crostali da cui, un milione di anni fa, risalì il magma che cominciò a edificare l’apparato vulcanico usticese.
Poi, circa mezzo milione di anni fa, ecco l’affacciarsi sopra le acque del primo cratere e il successivo attivarsi di numerosi centri eruttivi, alcuni caratterizzati da attività effusiva, simili all’odierno Etna, altri da intensa attività esplosiva. Infine, la successione delle invasioni e regressioni marine che, nel corso degli ultimi 350.000 anni, ha modellato l’isola, ricoprendo molte delle antiche formazioni vulcaniche e colate laviche con spessi depositi sedimentari e formando i caratteristici “terrazzi marini”.
La mostra prende le mosse da un ‘Piano dell’offerta formativa’ (Pof), che io stesso ho realizzato per conto del Centro Studi presso l’Istituto scolastico comprensivo di Ustica, nel corso dell’anno scolastico 2012-2013, con l’obiettivo di trasferire agli studenti la consapevolezza del valore naturalistico della loro isola. Successivamente, grazie all’interesse suscitato dall’iniziativa presso istituzioni locali e nazionali: il Comune di Ustica, l’InGV (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e l’Università di Palermo, il programma si è trasformato in una mostra che ha avuto il suo battesimo pubblico presso i locali del Museo geologico universitario Gemmellaro di Palermo. Infine, il 16 aprile 2014 la mostra è stata inaugurata nei locali del Municipio antico di Ustica (Sede del Centro Studi), dov’è tuttora fruibile a vantaggio di ricercatori, studenti e turisti che frequentano l’isola sia per scopi di studio che di svago. In un prossimo futuro, grazie a una convenzione fra il Comune di Ustica, il Centro Studi e l’Istituto nazionale dei geofisica e Vulcanologia, la mostra diventerà il primo nucleo di un Laboratorio-Museo di Scienze della Terra che sarà ospitato nei locali storici della rocca della Falconiera, a Ustica.
Ustica oggi emerge per appena 248 metri sul livello del mare. Ma pochi sanno che sotto questa vetta, c’è un monte vulcanico sottomarino alto più di 2.000 metri, le cui strutture geologiche sono da poco state cartografate grazie alle moderne tecniche di scansione sonar. L’isola è oggetto di studio da parte di ricercatori da tutto il mondo perché rappresenta una singolarità vulcanologica.
Infatti, nel contesto del Basso Tirreno, caratterizzato dal vulcanismo da subduzione delle isole Eolie, Ustica è l’unico vulcano emerso nato da un plume di magma risalito dalle profondità del mantello terrestre, in seguito al processo di apertura del Mar Tirreno e alla creazione di profonde fratture crostali.
Tutti gli altri “fratelli di Ustica” aventi analoga origine sono rimasti, infatti, dei vulcani sottomarini.
La mostra Ustica prima dell’uomo è onorata di avere una finestra di richiamo sul «Corriere della Sera» online, all’indirizzo: http://www.corriere.it/foto-gallery/scienze_e_tecnologie/14_maggio_28/ustica-com-era-prima-dell-arrivo-delluomo-d4f9a512-e667-11e3-b776-3f9b9706b923.shtml
approfondimenti:
Stefano Gresta, il catalogo della mostra geo-vulcanologica