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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Stampe Storiche Isola di Ustica

Centro abitato, 1852

Centro abitato, 1852

Centro Abitato di Ustica, 1852. Lo «Schizzo dell’abitato nell’isola di Ustica» è un disegno a matita su carta circoscritto da una cornice colorata. Riporta la data del luglio 1852 e la firma «Francesco Sidoti Maniaci copia dall’originale del Controloro Ludovico Majorca». La pianta del centro abitato e delle Case Vecchie è riprodotta molto fedelmente e corredata da un elenco completa dei toponimi di ciascuna via.
L’originale, in archivio privato, è stato riprodotto dal Centro Studi nel 2014.
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Centro abitato, 1770

Centro abitato, 1770

Centro abitato, 1770. La carta è stata ritrovata nella Biblioteca Nazionale di Napoli assieme all’altra datata 1770 in cui è descritta l’intera isola. Questa, senza data e con il titolo «Porzione di Piano dell’Isola di Ustica in cui si dimostra la nuova Abbitazione [...] ultimamente situata immediata alla cala di S.ta Maria», disegna dettagliatamente il centro abitato e le aree limitrofe distinguendo i terreni coltivati da quelli incolti e circoscrivendo in rosso la parti realizzate (la Chiesa, la torre Santa Maria, la casa del Governatore e due edifici sulla rocca della Falconiera); segnala inoltre le Case Vecchie e in dettaglio il borgo medievale con la chiesa e la cisterna grande accanto ad essa precisando anche la destinazione di alcuni locali ad uso pubblico. Una puntuale didascalia illustra la carta in ogni dettaglio, compreso l’orografia del terreno e delle coste e il degradare dei fondali. Gradevole anche il valore estetico del disegno.
La carta è stata ristampata dal centro Studi nel 2015
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Catasto borbonico, 1852

Catasto borbonico, 1852

La prima mappa catastale 1852. Questa mappa catastale fa parte di una raccolta di 427 tavole nota come Archivio Mortillaro, casualmente scoperta all’indomani del terremoto della Valle del Belice del 1968 dentro una cassa riposta in un palazzo del comune di Montevago. L’operazione di catastazione era iniziata, ad opera del governo borbonico, a partire dal 1810, e fu poi ripresa da Ferdinando II di Borbone che intendeva realizzare una distribuzione equa delle contribuzioni da parte dei cittadini. A tale scopo nel 1850 affidò l’incarico di concludere il lungo iter burocratico della complessa opera al Marchese Vincenzo Mortillaro di Villarena, che nominò Delegato speciale per la compilazione dei catasti di Sicilia. Questi dichiarò chiusi i lavori nel 1853 e consegnò il materiale descrittivo al Grande Archivio trattenendo le mappe che costituiscono la raccolta conservandole nel palazzo e lì dimenticate per oltre un secolo.
La mappa, datata 20 maggio 1852, è realizzata su supporto cartaceo bordato con nastro telato verde; porta il titolo Schizzo approssimativo dell’Isola di Ustica, misura mm 519x366 ed è validata dal Controloro delle Contribuzioni Dirette Giuseppe Malleo. La tecnica di rappresentazione è ad inchiostro e acquerello.
La mappa è stata ristampata dal centro Studi nel 2009.
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Progetto borbonico 1770

Progetto borbonico 1770

Mappa di Ustica, 1770. La carta, ritrovata nella Biblioteca Nazionale di Napoli, è così intestata: « Pianta dell’Isola di Ustica in cui si dimostra la nuova abitazione ed altre fabbriche delineata nel 1770 - Calculandosi [sic] il miglio a raggione [sic] di canne 777 - Scala di canne 400 siciliane». Trattasi della documentazione grafica predisposta con accuratezza dagli ingegneri militari borbonici a corredo del progetto di edificazione del nuovo centro abitato e delle opere di difesa dell’isola avviati con la colonizzazione del 1763. In essa è rappresentata con l’ausilio di una ricca didascalia lo stato dei luoghi: i terreni alberati e quelli coltivabili, il sistema viario che attraversa le contrade dell’Oliastrello e di Tramontana, le cale con l’indicazione dei toponimi e della loro accessibilità, le case vecchie e il mulino a vento in disuso. Particolare attenzione è riservata alla segnalazione di disponibilità di acqua: 8 gorghi (attualmente ne esistono 6), 4 cisterne grandi, le cisterne della Falconiera e la grotta Azzurra («grotta chiamata acqua molto buona». In essa sono anche elencate e rappresentate graficamente le opere realizzate (le due torri, la rocca della Falconiera, la Casa del governatore e gli alloggi per la truppa, la Chiesa e la casa dei Cappellani, i magazzini e la garitta Guardia del Turco, le postazioni armate di cannoni e le «case fabbricate dai Isolani di pietra e fango coperte di paglia», i cosiddetti pagghiari) e quelle da realizzare (buona parte del centro abitato e tre garitte per sei uomini sulla collina centrale e in prossimità dei Faraglioni e di punta Galera.
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Ustica da Sub, 1898

Ustica da Sub, 1898

Ustica da Sud, 1898. La veduta è una xilografia tratta dai disegni a matita dell'arciduca d'Austria Luigi Salvatore Asburgo-Lorena pubblicati sul volume Ustica dello stesso autore edito a Praga nel 1898: una carta dell’isola, cinque vedute e cinquantatre illustrazioni. Luigi Salvatore era nato a Firenze il 4 agosto 1847, che ancor bambino dovette abbandonare con la famiglia per l’occupazione piemontese del Granducato di Toscana. Si stabilirà a Praga, nel castello di Brandýs, dove riceverà una raffinata educazione da illustri precettori. Adulto sceglierà di viaggiare con i propri yachts Nixe I e Nixe II e studierà le coste e le isole mediterranee: da Venezia a Tunisi, Cipro, Santorini; da Adria al Golfo della Sirti, Kaymeni, alla costa dell'Egitto, alle Baleari; da Abbazia, Biserta, Leucosia, Antipaxos; dalla Tripolitania alle isole Eolie, Columbretes, Canosa, Bugia, Giglio, Zante, Itaca; da Parga, ad Aldebaran e Ustica. Darà alle stampe sessantasette opere, per un totale di novantaquattro volumi, scritti in Lingua tedesca, francese, italiana, ceca, in maiorchino e in friulano: tutti donati ad amici, parenti, collaboratori. Sta_13

Approfondimenti
Angelo Raffa e Ivana Mollica, Luigi Salvatore Asburgo-Lorena: l’Arciduca delle isole, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 6, dicembre 2000.

Ustica da Nord, 1898

Ustica da Nord, 1898

Ustica da Nord, 1898. La veduta è una xilografia tratta dai disegni a matita dell'arciduca d'Austria Luigi Salvatore Asburgo-Lorena pubblicati sul volume Ustica dello stesso autore edito a Praga nel 1898: una carta dell’isola, cinque vedute e cinquantatre illustrazioni. Luigi Salvatore era nato a Firenze il 4 agosto 1847, che ancor bambino dovette abbandonare con la famiglia per l’occupazione piemontese del Granducato di Toscana. Si stabilirà a Praga, nel castello di Brandýs, dove riceverà una raffinata educazione da illustri precettori. Adulto sceglierà di viaggiare con i propri yachts Nixe I e Nixe II e studierà le coste e le isole mediterranee: da Venezia a Tunisi, Cipro, Santorini; da Adria al Golfo della Sirti, Kaymeni, alla costa dell'Egitto, alle Baleari; da Abbazia, Biserta, Leucosia, Antipaxos; dalla Tripolitania alle isole Eolie, Columbretes, Canosa, Bugia, Giglio, Zante, Itaca; da Parga, ad Aldebaran e Ustica. Darà alle stampe sessantasette opere, per un totale di novantaquattro volumi, scritti in Lingua tedesca, francese, italiana, ceca, in maiorchino e in friulano: tutti donati ad amici, parenti, collaboratori. Sta_12

Approfondimenti
Angelo Raffa e Ivana Mollica, Luigi Salvatore Asburgo-Lorena: l’Arciduca delle isole, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 6, dicembre 2000. Mariella Barraco, Veduta di Ustica da Nord, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica», n. 21-22, settembre 2005-aprile 2006

Ustica da Nordovest, 1898

Ustica da Nordovest, 1898

Ustica da Nord-Ovest, 1898. La veduta è una xilografia tratta dai disegni a matita dell'arciduca d'Austria Luigi Salvatore Asburgo-Lorena pubblicati sul volume Ustica dello stesso autore edito a Praga nel 1898: una carta dell’isola, cinque vedute e cinquantatre illustrazioni. Luigi Salvatore era nato a Firenze il 4 agosto 1847, che ancor bambino dovette abbandonare con la famiglia per l’occupazione piemontese del Granducato di Toscana. Si stabilirà a Praga, nel castello di Brandýs, dove riceverà una raffinata educazione da illustri precettori. Adulto sceglierà di viaggiare con i propri yachts Nixe I e Nixe II e studierà le coste e le isole mediterranee: da Venezia a Tunisi, Cipro, Santorini; da Adria al Golfo della Sirti, Kaymeni, alla costa dell'Egitto, alle Baleari; da Abbazia, Biserta, Leucosia, Antipaxos; dalla Tripolitania alle isole Eolie, Columbretes, Canosa, Bugia, Giglio, Zante, Itaca; da Parga, ad Aldebaran e Ustica. Darà alle stampe sessantasette opere, per un totale di novantaquattro volumi, scritti in Lingua tedesca, francese, italiana, ceca, in maiorchino e in friulano: tutti donati ad amici, parenti, collaboratori. Sta_11

Approfondimenti
Angelo Raffa e Ivana Mollica, Luigi Salvatore Asburgo-Lorena: l’Arciduca delle isole, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 6, dicembre 2000.

Battaglia di Ustica, 1684

Battaglia di Ustica, 1684

Battaglia di Ustica 1684. L’incisione è tratta dal libro I Pregi della Toscana nelle Imprese più segnalate dalla Religione di Santo Stefano (in archivio privato Guglielmo Moncada di Monforte), scritta da Padre Fulvio Fontana della Compagnia di Gesù e pubblicata a Firenze nel 1701. Una delle 36 tavole che corredano l’opera illustra la battaglia svoltasi nel 1684 nelle acque di Ustica tra Galee genovesi e algerine che si risolse con la vittoria delle forze cristiane grazie all’intervento della flotta dell’Ammiraglio Achille Sergardi dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano che giunse in soccorso delle navi genovesi.
Eccone la descrizione: «Due furono le Prede più segnalate di questo Generale [Achille Sergardi] contro due Rinegati, l’uno chiamato il Bruciacristiani, l’altro Mustafà di Tunisi. Il primo navigava con un Petacchio in conserva d’altri Legni minori [...] Nel 1670 [...] due Galee di Genova furono scoperte nell’acque di Lustrica dalla Squadra d’Algieri; e perché rimanevano tanto disuguali di numero, procurarono prudentemente di salvarsene con la fuga. Ma la fuga non riuscì loro così felicemente, che le Galee nemiche più sbrigate al corso non le raggiunsero tra non molto. Ed erano già a tiro ed in gran rischio d’essere predate da’ Corsari quando, per havere inteso, che la nostra Squadra non era molto da lungi, presero a sparare incessantemente con il loro Cannone; per chiedere a’ Nostri soccorso; e l’hebbero pronto al bisogno. Imperocchè la nostra Armata mossa velocemente a quella volta, vi sopragiunse in quel frangente stesso, che i Turchi venivano con le Galee Genovesi all’abbordo; e benché i Corsari facessero ogni sforzo per impadronirsene presto, non riuscì loro il disegno; mentre convenne loro fuggirsene...».
Nell’incisione, sullo sfondo della battaglia navale, si nota il profilo di un’isola che nella Legenda (sul retro della stampa) è indicata Lustrica.
L’incisone è stata ristampata dal Centro Studi nel 2008

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Terremoto 1906

Terremoto 1906

1906: Gli Usticesi in fuga per terremoti. Nella primavera del 1906 Ustica fu colpita da una fitta sequenza di scosse di terremoto accompagnate da boati, rombi e scariche elettromagnetiche tali da provocare crolli e lesioni in decine di abitazioni private e di edifici pubblici, suscitando panico fra gli abitanti e l’affollata colonia di confinati presenti nell’isola. Per il timore di una catastrofe naturale che avrebbe potuto squassare l’intera isoletta, sostenuta da scienziati, il Prefetto decise di evacuare l’isola, trasferendo a Palermo la quasi totalità gli abitanti e i confinati. La notizia fece scalpore e molte testate italiane ed estere la raccolsero e tra queste anche la Tribuna Illustrata che il 15 aprile 1906 che, oltre a un servizio nelle pagine interne, dedicò all’evento la copertina accompagnata dal seguente testo: «La piccola isola di Ustica è da parecchi giorni in preda a continue scosse di terremoto. La settimana scorsa, durante un’orribile giornata, la popolazione che ancora non aveva abbandonata l’isola, si precipitava atterrita, con le povere masserizie sulle spalle, verso la spiaggia del mare, dove era ancorato un piroscafo, il Tirso. Il suolo tremava sotto i loro piedi. La nostra prima pagina a colori illustra appunto la dolora e drammatica fuga di quegli infelici, nati e vissuti sempre nell’isola, che ora, atterriti e dolenti, con la morte nell’anima e lo spettro dell’ignoto e della miseria dinanzi agli occhi, hanno dovuto abbandonare, che il tema che il mare finisca con l’inghiottirla. Ora il paese è desolato; anche i coatti sono stati trasportati nei vari penitenziari della Sicilia e nell’isola non rimangono che pochi pescatori e qualche contadino che guarda il bestiame. Oltre alla pagina a colori, pubblichiamo a pag. 231 una veduta del paese e un’istantanea eseguita al momento della partenza dei coatti».
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Approfondimenti
Franco Foresta Martin, 1906: Gli Usticesi in fuga per terremoti a raffica, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 19-20 aprile-agosto 2005.
Vito Ailara, I sovrani a Ustica per confortare gli isolani dopo il terremoto, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 21-22, dic 2005-apr 2006
Vito Ailara, The King and Queen in Ustica to comfort the islanders after the earthquake, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 21-22, dic 2005-apr 2006
Franco Foresta Martin, Geppi Calcara, Vito Ailara, Ustica s’inabisserà? Cronistoria della sequenza sismica che causò l’abbandono dell’Isola, Ed. Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, collana Le Ossidiante, 2011

Fuga coatto, 1901

Fuga coatto, 1901

Coatto fuggito da Ustica entro una cassa, 1901. Che i confinati destinati nelle isole avessero fattO tentativi di fuga è cosa storicamente assodata ma la modalità di fuga narrata da La Tribuna Illustrata della Domenica del 8-9 ottobre 1901 è veramente curiosa. L’immagine pubblicata in quarta di copertina è anche corredata dal seguente testo: «Ci telegrafano da Palermo, 7 ottobre notte: ieri cinque coatti, avendo scontato la loro pena, vennero rimessi in libertà e partirono da Ustica sul piroscafo Palermo qui diretto, portando seco una cassa, la quale avrebbe dovuto richiudere i loro documenti. Essa invece conteneva un loro compagno, certo Angelo Indelicato, di 21 anni, nativo di Catania, il quale poté così fuggire dalla colonia e liberamente sbarcare a Palermo rendendosi quindi irreperibile.
Iersera il direttore ella Colonia, costatato l’assenza dell’Indelicato, telegrafò alle autorità di Palermo, ma già il piroscafo era entrato in porto ed aveva sbarcato i passeggeri. A bordo venne rinvenuta la cassa abbandonata dal fuggitivo e che conteneva soltanto un cuscino.
I cinque coatti presentatisi alla questura per avere il foglio di via furono lungamente interrogati. Di essi però venne trattenuto in arresto solo certo Saverio Campione, concittadino del fuggitivo, il quale è sospettato come favoreggiatore».
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Ex voto 1891 Cala S. Maria

Ex voto 1891 Cala S. Maria

Ex voto, Madonna di Trapani, 1891. L'ex voto, conservato nel Santuario di Trapani, è una pittura su tavoletta in legno raffigurante un naufragio nei pressi della costa usticese. Strettamente fedele alla tradizione nella definizione dell’oggetto (forma rettangolare, dimensioni limitate, supporto ligneo) e nei contenuti (descrizione puntuale dell’episodio, figura dell’entità soprannaturale che interviene, fedeli imploranti la grazia, atmosfera di magia), il dipinto risulta interessante per l’attenzione descrittiva e per la particolare invenzione compositiva.
Il pittore utilizza la rappresentazione dell’isola per dare profondità al dipinto: di Ustica si riconosce la chiesa, la localizzazione del faro e Cala Santa Maria dentro cui trova riparo la barca. Una didascalia alla base del dipinto recita: «Bi[lance]lla denominata S. Giuseppe, Cap. Manca G.ppe fu Leonardo. Equipaggio Maltese G. ppe di Trapani. Matteo di Carlo da Caronia. P.tro Piscitello S. Stefano Camastra. P.mo febbrajo 1891 nell’Isola Ustica con forte vento Greco e Levante». Elemento centrale del dipinto è la barca col suo equipaggio, oggetto della grazia, rappresentato con grande fedeltà agli eventi descritti nell’epigrafe. Gli uomini dell’equipaggio, il comandante e tre marinai, con il diverso orientamento delle braccia aperte e alzate al cielo, sintetizzano il racconto e gli stati d’animo: uno a prua sembra guardare, disperato, le onde; l’altro invoca l’aiuto della Madonna ed il terzo, a poppa, apre le braccia verso l’isola; un altro marinaio (il quarto uomo dell’equipaggio o forse un usticese accorso in aiuto dei naufraghi) è su una barchetta di salvataggio e sta per approdare rimorchiando la barca. In alto a destra, dentro un ovale di luce, è rappresentata la Madonna, Patrona di Trapani.
L’ex voto è stato stampato dal Centro Studi nel 2006.

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approfondimenti

Maria Grazia Barraco, Ec vot, olio su tavola, 1891, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 19-20, aprile-agosto 2005.

Isola di Ustica, 1807

Isola di Ustica, 1807

Isola di Ustica, 1807. L’acquaforte su lastra di zinco Isola di Ustica (425x300 mm) è stata realizzata da Salvatore D’Ippolito per corredare la Memoria della Chiesa di Ustica e sua dipendenza dal Cappellano Maggiore del Regno di Sicilia, scritta dall’abate Rosario Gregorio e pubblicata a Palermo nel 1807 per contrastare la tesi dei sacerdoti nativi di Ustica che accampavano il diritto di avere assegnata la Parrocchia. Lo studioso nella Memoria sostiene la tesi che la chiesa di Ustica dipendeva dal Cappellano Maggiore e non dal Vescovo. A sostegno della tesi il D’Ippolito esalta graficamente le fortificazioni costiere per presentare l’isola come unica fortezza, un castello.
L’acquaforte è stata ristampata nel 2001 dal Centro Studi nelle dimensioni originali.
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Approfondimenti
L’Isola di Ustica di Salvatore D’Ippolito, in «Lettera del Centro Studi» n. 7, aprile 2001

View of the Town of St Maria, 1815

View of the Town of St Maria, 1815

View of the Town of St Maria, 1815. È un’incisione realizzata nel 1815 dall’inglese J. Walker dell’Ufficio idrografico inglese al seguito del Cap. William Henry Smyth, che aveva avuto l’incarico di studiare le coste e i fondali della Sicilia, di Malta e delle isole adiacenti. Oltre ad un’accurata descrizione grafica dell’isola arricchita da numerosi toponimi, infatti, la carta riporta le profondità del mare circostante e la segnalazione dei banchi di corallo Giunione, Apollo e Diana e della secca della Colombaia con una certa presunzione battezzata col nome dell’autore. La pianta contiene il disegno di due monete e in un ritaglio anche una veduta quasi fotografica del paesino sulla Cala S. Maria. In questa sono rappresentate la Torre Santa Maria, la Falconiera, la stecca delle case dei pescatori, oggi demolite, lungo la Via Marina, il Borgo S. Francesco e la chiesa ancora ad una navata. Il suo ingrandimento ci consente anche di notare la meticolosa tecnica di incisione: linee orizzontali per cielo e mare, linee verticali per gli edifici e linee ondulate e inclinate per il paesaggio. Tanto maggiore è l’inclinazione del terreno tanto più le linee si avvicinano alla verticale e viceversa con ciò dando un’idea più precisa dell’andamento del terreno.
È stata ristampata dal Centro Studi nel 2002

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Ustica, 1835

Ustica, 1835

Veduta isola di Ustica. Disegno di H. Stretton, litografia di H.M. Whichelo (attivo tra il 1810 e il 1850), stampato da G. Hullmandel – London 1835.
La litografia (301x455 mm) è la rielaborazione di appunti di viaggio verso la Sicilia, il Grand Tour tanto diffuso tra il Settecento e l’Ottocento. In essa Ustica è ritratta da nord come appare viaggiando da Napoli verso Palermo avendo sullo sfondo la costa palermitana. In primo piano l’isola è rappresentata con buona approssimazione e si possono osservare la costa nord a falesia e l’orografia del terreno. È, invece, poco verosimile il grande numero di imbarcazioni a vela essendo poco probabile che il tratto di mare tra Palermo e Ustica fosse tanto affollato. Altra imprecisione è la collocazione del centro abitato, rappresentato, peraltro, con case a schiera con veduta mare, posizionate sulla contrada Tramontana. Il paesino, invece, era ed è situato sul lato opposto, esposto a sud. Assolutamente errata, in aggiunta, la rappresentazione di case a due piani. Si ricorda, per curiosità, chela veduta è la stessa descritta da J. W. Goethe, nel 1787, nel suo Viaggio in Sicilia: «Ci consolò un poco la vista dell’isola di Ustica, che purtroppo lasciammo a sinistra ...». L'opera, molta rara, è in esposizione nella Collezione della Fondazione Banco di Sicilia e pubblicata dall'editore C. J. Hallmanel in Iconografia storica della Provincia di Palermo di Salvo Di Matteo, Palermo 1992. La litografia è stata ristampata dal Centro Studi nel 1998. Sta_01

Prima Carta Geologica dell’Isola di Ustica, 1842

Prima Carta Geologica dell’Isola di Ustica, 1842

La prima carta geologica di Ustica, 1842. La carta geologica, la prima su Ustica, è un’acquaforte su lastra di zinco di mm 425x300 allegata alla Descrizione dell’Isola di Ustica di Pietro Calcara, edita a Palermo nel 1842. Il Calcara (Palermo 1819 - Villabate 1854), laureato in Medicina a soli 19 anni nel 1838, si interessò di geologia, di botanica e di scienze naturali; fu Conservatore del museo geologico di Palermo e dal 1846 insegnò all’Università di Palermo; scrisse anche una monografia sugli studi geologico-naturalistici dell’isola di Lampedusa.
Nella carta di Ustica il Calcara individuò per la prima volta i prodotti vulcanici distinguendoli in lava, trachite, peperino e tufi basaltici. Con lava e trachite si riferiva ai prodotti dell’attività effusiva; mentre con peperino e tufi basaltici indicava i depositi dell’attività piroclastica (ceneri, lapilli, ecc). Si tratta di una terminologia evidentemente approssimativa, conforme alle limitate conoscenze dell’epoca, e tuttavia rappresenta il primo studio scientifico sulla vulcanologia usticese. In essa sono riportati 32 toponimi.
È stata ristampata dal Centro Studi nel 2003.
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Ustica, 1852

Ustica, 1852

Ustica, di Francesco Sidoti, 1852. La mappa è stata disegnata a matita nel 1852 in «Scala cinquecento canne siciliane» da Francesco Sidoti e reca la scritta «Fatta da Francesco Sidoti copiata dall'originale di Michele Russo Agosto 1852», cioè è copia della prima pianta dell’isola dopo la colonizzazione redatta da Don Michele Russo, l’economo-vice Parroco della Chiesa di Ustica dal 1817 al 1828 e nato nell’isola nel 1765, solo due anni dopo l’arrivo dei primi coloni. Il Russo ha lasciato una storia dell’isola, la Memoria sull’isola di Ustica, pubblicata post mortem nel 1875, in «Effemeridi Siciliane», serie terza, vol. 1 e rieditata dal Centro Studi nel 2005. La pianta del Sidoti, molto precisa e dettagliata, riporta l’indicazione grafica dei gorghi, della [pubblica] Cisterna dei piatti, delle torri, delle fortificazioni, delle garitte edificate lungo la costa, delle cale, delle punte, delle grotte, delle contrade, delle colline, riportandone i toponimi, nonché del Calvario, dello scoglio del Medico e della Colombaia.
La pianta è stata riprodotta nelle misure originali dal Centro Studi nel 1999.
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Lo Sbarco dei Corsari dell’8 Settembre 1762

Lo Sbarco dei Corsari dell’8 Settembre 1762

Lo sbarco dei corsari dell’8 settembre 1762. Allettati dalle promesse del bando di popolamento di Ustica del 14 marzo 1761, un gruppo di Liparoti, nell’ottobre successivo «con quattro paranzelle contenente ognuna 15 persone, munite di un solo cannoncino per ogni paranza e di fucile per ogni uomo» sbarcò sull’isola prendendone possesso. Nella primavera successiva i corsari tentarono più volte di cacciare gli intrusi, ma furono respinti. Una relazione pubblicata in quegli anni riferisce che i Liparoti accolsero «a cannonate due galeotte il 5 agosto 1762, a focilate una Fregata Tripolina che scaricò molte cannonate contro l’Isola con mitraglia e palle» e così ancora nei giorni successivi. Il 22 agosto successivo la battaglia durata per un’intera giornata vide i corsari ancora una volta soccombenti malgrado avessero impegnato ben cinque Galeotte. Malgrado insistentemente richiesti, gli aiuti da Palermo tardarono ad arrivare e la vendetta dei barbareschi si consumò incontrastata la notte dell’8 settembre 1762, quando assalirono nel sonno i coloni e ne trassero in schiavitù una settantina che portarono in Tunisia. Solo pochi di loro furono liberati nove anni dopo nel 1771.
L’immagine è stata riprodotta dal Centro Studi nel 2004
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Approfondimenti

Flavio Russo, L’ultima colonizzazione dell’isola di Ustica- La guerra di corsa, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 13-14, aprile –agosto 2003
Flavio Russo, L’ultima colonizzazione dell’isola di Ustica- I piani per il popolamento, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 15-16 dicembre 2003-aprile 2004.

Ex Voto, XVI secolo

Ex Voto, XVI secolo

Ex voto, Madonna dell’Arco, 1593. L’ex voto è il più antico documento pittorico su Ustica sin qui conosciuto. Il dipinto, realizzato nel 1593 a olio su tavoletta di legno di cm 37,5x30, è conservato nel Santuario della Madonna dell’Arco a Pomigliano d’Arco. In esso due isolette, Arcura (Alicudi) e Lustrica (Ustica), disegnate con tecnica pittorica molto semplice (linee marcate e acquerello ad una tinta), delimitano lo specchio d’acqua in cui si svolge, con drammaticità, l’azione corsara: un’imbarcazione con sei marinai è inseguita da una galera barbaresca molto più grande e più attrezzata; la Madonna, implorata, assicura la salvezza. In basso, quasi illeggibile, staccata dal dipinto con un netto tratto di colore nero, la didascalia con linguaggio popolare riassume l’evento miracoloso: «A di 8 de marzo 1593 trovandose marinaro essendo partuto da Palermo fu seguitato dai turchi vicino Lustrica. Se voltò devotamente a S.ta Maria de larco [sic] e la Madonna satissima [sic] a fatto grad. [gratia]. Votum fecit et gratia accepit». [Il giorno 8 marzo 1593 mentre eravamo partiti con la barca da Palermo fummo inseguiti dai corsari nelle vicinanze di Ustica. Ci siamo rivolti a Santa Maria dell’Arco e la Madonna satissima (soddisfatta) ci ha fatto la grazia. Voto fece, grazia ricevuta]. La tavoletta è trattata con imprimitura di gesso e colla ed è dipinta prevalentemente con quattro colori: il rosso, il bianco, il giallo ed il marrone. Non ha alcun segno sul retro. Sta_14

Approfondimenti
Emilia Cesareo e Gaetano Calderaro, Ex voto del XVI secolo, in «Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica» n. 25-26, gennaio-agosto 2007.

Lustrica Isla Inculta, 1676

Lustrica Isla Inculta, 1676

Lustrica isla inculta, 1686. È, questo, il primo dettagliato documento cartografico di Ustica rinvenuto alla data odierna. Trattasi di una veduta a volo d’uccello nella quale sono rintracciabili tre piccoli insediamenti: quello sulla Falconiera, quello delle Case Vecchie in cui è ben evidenziata la chiesa ed il monastero medievale di Santa Maria, e altro sul Monte Guardia dei Turchi, di cui non si è mai rinvenuta notizia se non la Guardia Grande, la garitta più importante per l'avvistamento di imbarcazioni nemiche. Si intuisce anche la strada che conduce alla contrada dell’Oliastrello.
Il disegno risale al 1686 e fa parte di un Atlante della Sicilia composto da 93 tavole che il viceré Carlos De Bonavides fece redigere prima della sua partenza per Madrid, dopo otto anni di Viceregno in Sicilia, per illustrare i possedimenti sui quali aveva regnato e le opere che aveva promosso. Le tavole sono raccolte nel manoscritto numero 3 titolato Teatro Geografico anti¬guo y moderno del Reyno de Si¬cilia, che oggi conservato nell’Archivio General de Ministerio de Asuntos a Madrid. Altra copia (o forse la minuta) è in Archivio di Stato di Torino.
Il disegno è stato riprodotto dal Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica nel 2000.

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  • InvitoGramsci44

    Invito all’anteprima del docu-film Gramsci44

    InvitoGramsci44

    Tutti i soci e simpatizzanti del Centro Studi sono invitati alla visione dell’anteprima del documentario-film Gramsci44 dedicato ai 44 giorni vissuti da Antonio Gramsci come confinato politico dal 7 dicembre 1926 al 20 gennaio 1927. Prodotto da Ram Film con la regia di Emiliano Barbucci, il docu-film è stato interamente girato sull’isola. Il Centro Studi ne è stato partner e ha contribuito per l’approfondimento di quella esperienza significativa per la nostra storia locale e nazionale. Una vicenda contrassegnata da forti passioni e grandi ideali, il racconto di tante vite spezzate solo per affermare il diritto della libertà di pensiero. Ustica, in quegli anni, divenne improvvisamente una sorta di laboratorio politico e culturale e gli antifascisti avviati “all’isola” ne sconvolgeranno la vita e vi costituiranno il primo nucleo della Resistenza. La convivenza forzata fra persone di cultura, di idee politiche, di classe, di religione diverse, che forse non si sarebbero mai neppure incontrate, finirà, infatti, con il porre le basi della grande alleanza antifascista che portò alla Liberazione e alla costruzione costituzionale della Repubblica italiana. Gramsci, nei pochi giorni che trascorse sull’isola ne fu protagonista promuovendo, sin dai primi giorni della sua permanenza sull’isola, assieme all’attivissimo Bordiga la scuola, che fu strumento di elevazione culturale e politica per quanti, anche usticesi, la frequentarono.

    Gramsci44 sarà proiettato sabato 23 Gennaio p.v. alle ore 20,30 con ingresso libero presso la sala De Seta dei Cantieri Culturali della Zisa a Palermo, Via Paolo Gili, 4

Mostre

  • I confinati:

    Oppositori politici al confino di polizia nell'Italia fascista

    I confinati:

    Oppositori politici al confino di polizia nell'Italia fascista

    Grazie alla collaborazione fra l’Istituto Storico della Resistenza di Parma e il nostro Centro Studi, è stato possibile presentare a Ustica dal 21 agosto al 20 settembre 1999 la mostra storico documentaria I confinati: oppositori politici al confino di polizia nell’Italia fascista. Inoltre, in parallelo alla mostra, è stato proiettato il film di Marco Leto La Villeggiatura che racconta l’esperienza del confino politico nelle isole. La mostra, ospitata nel vecchio Municipio, è stata curata da Mario Palazzino, Guido Pisi e Wiliam Gambetta.

    Composta da 20 pannelli con documenti originali e immagini d’epoca proponeva un percorso attraverso le vicende istituzionali, politiche e umane che hanno caratterizzato la vicenda degli antifascisti inviati al confino fra il 1926 ed il 1943. Il fascismo affinò la consuetudine dei governi precedenti di utilizzare il domicilio coatto contro gli oppositori politici e, grazie all’ambiguità delle norme e all’amplissima discrezionalità concessa alla Polizia, costruì un meccanismo inesorabile di limitazione della libertà dei propri oppositori. Il domicilio coatto, pena di competenza del potere giudiziario, venne mutato in confino di polizia, una misura preventiva comminata da organi del potere esecutivo non per un reato commesso e provato, ma per una pretesa pericolosità sociale stabilita su informazioni riservate.

    Le nuove leggi di Pubblica Sicurezza, entrate in vigore l’8 novembre 1926, consentivano di assegnare al confino di polizia “coloro che abbiano commesso o manifestato il deliberato proposito di commettere atti diretti a sovvertire violentemente gli ordinamenti nazionali, sociali ed economici costituiti nello Stato o a menomarne la sicurezza ovvero a contrastare od ostacolare l’azione dei poteri dello Stato”. Il codice del 1931 lo estese anche alle “persone designate dalla pubblica voce come pericolose socialmente e per gli ordinamenti politici dello Stato”. Così venne stravolto un consolidato principio di diritto, secondo cui il potere di limitazione della libertà personale spettava al magistrato su basi di fatti provati. La repressione colpì un numero enorme di oppositori e furono emesse 15.470 ordinanze di assegnazione al confino politico e, col Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, in diciassette anni furono giudicati 5.619 antifascisti.

    Di straordinaria efficienza il mantenimento del Casellario Politico Centrale, vera e propria anagrafe del movimento antifascista. La mostra è stata anche occasione per approfondire, proprio ad Ustica che fu sede di una delle prime colonie di confino, le vicende di uomini che, nonostante le continue angherie delle autorità, non smisero mai di pensare e lavorare in maniera collettiva e che costituirono un attacco al sistema poliziesco fascista di valore non inferiore a quello che l’antifascismo riuscì a realizzare dopo l’8 settembre. 

    Per approfondimenti leggere gli articoli:

    • Una mostra sul confino politico, di Mario Palazzino, in “Lettera” n. 2 settembre 1999;
    • Quando la villeggiatura era il confino, di Massimo Caserta, in “Lettera” n. 15-16 dicembre 2003-aprile 2004;                      
    • Il film ’La Villeggiatura’ di Marco Leto, di Massimo Caserta, in “Lettera” n. 15-16 dicembre 2003-aprile 2004;           
    • Schede di confinati politici a Ustica, di Vito Ailara, in “Lettera” n. 15-16 dicembre 2003-aprile 2004.
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