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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Pubblicazione del Centro Studi

Le vignette satiriche di Giuseppe Scalarini confinato politico antifascista a Ustica tra storia e attualità

Il confino politico a Ustica nel 1926-1927 Immotus nec iners

Ustica prima dell'Uomo

Carta Archeologica di Ustica

I Relegati Libici a Ustica dal 1911 al 1934

Le Grotte di Ustica

Il novecento "piccolo piccolo" di Giuseppe Luongo

Memoria sull'Isola di Ustica

L'isola in viaggio

Ustica

Ustica Antica, Archeologia subacquea in un'isola mediterranea

Ustica s'inabisserà? Cronistoria della sequenza sismica del 1906 che causò l'abbandono dell'isola

Una Storia di Posta nel Tirreno, Isola di Ustica 1861 - 2011

Ustica

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News

  • 07/10/2015

    Prende il via il programma di ottobre

    07/10/2015

    Il programma del mese di Ottobre 2015 del Centro prevede a totale copertura quattro “mercoledì” con proposte a temi vari di grande interesse naturalistico, storico ed archeologico dedicate ai residenti, agli operatori turistici e sopratutto ai “giovani di ieri” nonché in generale a quanti hanno voglia di conoscere la nostra bella isola. Tempo permettendo, il primo appuntamento è per oggi quando ad un gruppo di signore anziane che non la conoscono sarà data l'opportunità di visitare la struttura dell'Ailanto, punto di osservazione privilegiato per quindi osservare e relazionare su dettagli di natura geologica (la Falconiera è l'ultimo vulcano attivo), archeologica (vi era un villaggio del medio bronzo), storica (vi sbarcarono i corsari la notte dell'8 Settembre 1762), agricola (come la Falconiera era coltivata un tempo) e botanica ( le piante sopravvissute e le nuove). Partenza prevista alle ore 15,00 dalla sede del Centro Studi. Il percorso sarà coordinato da Giacomo Lo Schiavo, Vito Ailara, Liliana Rando e Verbena Cendron.

     

Mostre

  • La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica dell’usticese Bruno Campolo

    La Pistata delle lenticchie

    La mostra fotografica La Pistata delle lenticchie è stata esposta a Ustica nei locali del Fosso nel 2001. Autore delle foto è l’usticese Bruno Campolo, che con la sua passione per la fotografia e per la sua isola natia si è reso testimone attento a cogliere gli ultimi documenti della vita contadina, ora in profonda trasformazione tecnica, contribuendo a salvarne la memoria; autori dei testi sono Nicola Longo, socio fondatore del Centro Studi, agronomo usticese, e la figlia Margherita, titolari di un’azienda agricola specializzata nella produzione di lenticchie. I sessantaquattro pannelli della mostra hanno voluto essere un omaggio ed un segno di gratitudine alla civiltà contadina usticese. Con essa si è voluto proporre al pubblico il valore antropologico e culturale di un rapporto speciale tra l’uomo e la terra ed un documento fedele ed efficace per non disperdere nell’oblìo la tecnica di coltivazione della lenticchia di Ustica.

    Nel contempo si è voluto anche dare risalto ad un alimento un tempo fondamentale nella dieta dei nostri contadini e ad un legume molto richiesto nel mercato, ed esportato con successo: un prodotto, quindi, di grande valenza economica per gli isolani. La pistata, operazione conclusiva del ciclo lavorativo della coltivazione del legume, consiste nella frantumazione all'interno dell'aia dei piccoli baccelli e dell'intera pianta ormai essiccata, nonché nella successivaspagghiata al vento per la separazione della paglia dalle lenticchie ed infine nella cirnutacon l'apposito grande setaccio circolare detto crivu. La lenticchia di Ustica (Lens culinaris Medik) è coltivata nell’isola fin dai tempi della sua colonizzazione. Il suo pregio è dovuto alla natura del terreno vulcanico ed alle sue piccolissime dimensioni, oltre che alla tenerezza, al gusto intenso ed al profumo nella fase di cottura. Seminata tra dicembre e gennaio con l’aiuto di un asino e di un aratro di ferro, la lenticchia necessita di cure particolari.

    Con piccole zappette (zappudda) viene eseguita in marzo la zappuliataper eliminare le erbe infestanti: un’operazione faticosa fatta in gruppo secondo una vecchia usanza di cooperazione (aiutu p’aiutu). Le piante di lenticchie si raccolgono con molta cura nella prima metà di giugno estirpandole manualmente nelle primissime ore mattutine o, addirittura, nelle notti di luna piena, quando i baccelli ancora umidi per la rugiada trattengono il seme e restano attaccati alla pianta. Essiccate al sole (caliàte), le pianticelle vengono sparse nell’aia per essere schiacciate (ammansate) da asini spronati a correre al suo interno. Agli asini subentrano le mucche che, appaiate con un giogo, trascinano la pietra di pistariper la rottura dei baccelli. Quando i baccelli sono tutti rotti, ha inizio la spagghiata per separare il legume dalla paglia sfruttando il vento, né lieve perchè altrimenti non avverrebbe la separazione della paglia, né forte, perché porterebbe via anche il legume.

    La spagghiàta coinvolge più addetti che, governando con maestria il tridente di legno, sollevano in alto lenticchie e paglia per espellere quest’ultima fuori dell’aia. Segue la paliàta, utilizzando una pala di legno al posto del tridente, per ultimare, sempre con la forza del vento, la separazione degli ultimi residui di paglia (annittata). Così si va formando al centro dell’aia il mucchio di lenticchie, ilmunzeddu. Indi l’aia viene accuratamente ripulita con piccole scope (scupitti) fatte con piante secche di lino. Nessun seme di lenticchia deve andare disperso. Non appena il munzeddu, simbolo e segno di un traguardo raggiunto, è costituito, compare nell'aia il cernitore (cirnituri) con un setaccio rotondo di pelle d’asino di un metro di diametro (crivu), che viene appeso ad un treppiedi (triangulu). La delicata fase della cernita (cirnùta) porterà ad ottenere lenticchie pronte da insaccare. La pistata, tecnica utilizzata anche per il grano, l’orzo, le fave e altri legumi, è ora soppiantata da nuove tecnologie ed è caduta in disuso. Anche per questo la mostra quindi assume il valore di un documento di particolare importanza per la tutela della memoria storica del lavoro contadino usticese.


    Per approfondimenti leggere gli articoli:
    * La Pistata delle lenticchie, di Nicola e Margherita Longo, in “Lettera” n. 13-14 aprile-agosto 2003.

     MO Pistata 12

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