2007-10° anniversario costituzione del Centro Studi (1997-2007)
La seconda impronta del 2007 celebra il 10° anniversario della costituzione del Centro Studi avvenuta con atto pubblico il 2 agosto del 1997.
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2007-10° anniversario costituzione del Centro Studi (1997-2007)
La seconda impronta del 2007 celebra il 10° anniversario della costituzione del Centro Studi avvenuta con atto pubblico il 2 agosto del 1997.
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La mostra “Il Confino Politico a Ustica nel 1926-27” curata dal nostro Centro Studi è stata inaugurata stamane nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Industriale e Liceo Scienze Applicate di Torino alla presenza del dott. Nino Boeti, Vice Presidente della Regione Piemonte e Presidente del Comitato “Resistenza e Costituzione” e di numeroso pubblico. Il nostro consigliere Felice Longo, dopo aver illustrato le attività del Centro Studi, ha presentato la mostra ripercorrendo con efficacia la straordinaria esperienza vissuta dai confinati destinati dal regime fascista a Ustica in attuazione delle norme istitutive del confino politico adottate nel novembre 1926. Molto interesse è stato manifestato dalla Presidenza della Scuola e dalle associazioni che hanno organizzato l’evento, l’A.N.P.P.I.A., rappresentata dal suo Presidente Bruno Segre, la Casa della resistenza Vincenzo Pino e il Centro Studi Giorgio Catti, animatore dell’iniziativa, ma anche dagli insegnanti e dagli alunni e dai numerosi presenti, tra cui il nostro socio Alberto Valice. Subito dopo nella biblioteca della stessa Scuola è stato presentato, con l’ introduzione di Domenico Leccisotti, il libro "Il sovversivo col farfallino” di Antonio De Vito, una bella ricostruzione della vita di un combattente antifascista, anch’esso confinato a Ustica nel 1927. La mostra rimarrà visitabile nell'orario di apertura dell'Istituto scolastico. A partire dal 9 marzo sarà esposta nei locali del Museo del Carcere Le Nuove.
Una raccolta di rare e pregevoli opere pittoriche e bibliografiche, proveniente dal patrimonio storico-artistico del Museo Ignazio Mormino di Villa Zito a Palermo (Fondazione Banco di Sicilia), compone la mostra “L’Isola dei vulcani” esposta nel 2006 nei locali del vecchio Municipio.
Cinquanta le opere esposte fra incisioni, gouaches e volumi illustrati che mettono ampiamente in risalto il fascino ed il mito che le eruzioni vulcaniche hanno sempre destato. Nella seconda metà del Settecento le scoperte archeologiche degli scavi di Ercolano e Pompei, la descrizione dei templi di Paestum fatta da Winckelmann, la serie delle incisioni che li illustravano eseguite da Gian Battista Piranesi, l’impossibilità di visitare la Grecia liberamente in quanto in mano all’Impero ottomano, la grande produzione di studi sulla Sicilia greca e l’evoluzione del gusto che vedeva nell’arte dell’antichità classica i modelli di una perfezione che bisognava instaurare nel mondo, spinsero molti poeti, pittori, nonché aristocratici e facoltosi borghesi ad affrontare il viaggio in Sicilia. Le rivelazioni dei viaggiatori, naturalisti e vulcanologi, ispirati dal razionalismo illuminista, da Patrick Brydone a William Hamilton, dal Compte de Borch a Déodat de Dolomieu, da Lazzaro Spallanzani a J. A. de Gourbillon, sulle ascensioni dell’Etna e dei vulcani delle Eolie, e le descrizioni del paesaggio, delle grandiosi eruzioni e dei fenomeni vulcanologici, alimentano un richiamo irresistibile per studiosi, geologi o eruditi alla ricerca dell’emozione e dell’avventura. Le immagini che maggiormente caratterizzano questa esposizione sui vulcani in Sicilia sono quelle delle opere pittoriche a la gouache, tecnica molto diffusa a Napoli nel vedutismo dei primi anni della Scuola di Posillipo tra Settecento e Ottocento e che riscuote successo anche in Sicilia quando le vicende storiche costringono la corte borbonica a trasferirsi da Napoli a Palermo.
Non meno rilevanti sono il segno grafico e la forza espressiva che si ritrovano nelle vedute incise, come nelle acquetinte dei crateri in eruzione di Stromboli e di Vulcano mutuate da opere di Luigi Mayer; nelle rare acqueforti seicentesche che riprendono i crateri dell’Etna in eruzione, come nell’incisione a bulino di Franz Huys del 1632 Freti siculi sive Mamertini vulgo il faro…, ripresa da un’incisione di Pieter Brueghel, che compie un viaggio in Sicilia tra il 1552 e il 1556; nell’originale veduta dell’isola Ferdinandea sorta nel canale di Sicilia da attività vulcaniche sottomarine; nelle raffinate piccole acquetinte tratte dal resoconto di viaggio di J. B. Cockburn pubblicato nel 1815, nonché nelle vedute e carte geografiche che riguardano Ustica, anch’essa isola di origine vulcanica. In mostra erano inoltre presenti tredici volumi di grande interesse storico e iconografico quali, fra i più rilevanti, Campi Phlegrei, ou observation sur les volcans des Deux Sicilies di William Hamilton, pubblicato a Parigi nel 1799, le cui tavole comprendono 76 vedute, tutte colorate a mano all’acquerello e alla gouache, che illustrano i vulcani dell’Italia meridionale ed insulare, le più importanti coeve eruzioni; i due Voyage pittoresque des isles de Sicilie… di Jean Houel e di Richard de Saint-Non-Dominique Vivant Denon, pubblicati rispettivamente a Parigi tra il 1771 ed il 1787 e tra il 1781 e il 1786, nonché l’opera Die Liparischen Inselndi Ludovico Salvatore Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, comprendente otto volumi per le sette isole Eolie e un volume interamente dedicato a Ustica, pubblicati a Praga da Heinr Mercy Sohn tra il 1893 e il 1898.
Nel centenario della lunga sequenza sismica che colpì Ustica nel 1906, e che portò alla completa evacuazione della popolazione dell’isola tra marzo e aprile dello stesso anno per il timore di una ripresa dell’attività eruttiva, L’Isola dei vulcani ha voluto rappresentare anche un momento di studio e riflessione sulla difficile convivenza dell’uomo con le forze della natura.
Per approfondimenti leggere l’articolo:
* Francesco Buccheri, L’ Isola dei Vulcani, in Lettera n. 23-24 maggio-dicembre 2006.